Il disco contiene la registrazione di un concerto completamente improvvisato, svoltosi in Belgio nel 2010. Secondo Giancarlo Schiaffini in queste situazioni si mettono in gioco il talento e la memoria individuali, prima di tutto, oltre ovviamente la capacità di saper ascoltare i partners in seconda battuta. Gianni Mimmo suona il soprano rivelando la discendenza dichiarata da Steve Lacy, suo modello di riferimento. E' in possesso di un suono abbastanza personale, asciutto e spigoloso e conosce tutti i modi di trattare e maltrattare lo strumento. Si produce, infatti, in overtones, in squittii, elabora gruppi di note spurie utilizzandole con effetto bordone rumoristico, si impegna in uno staccato secco e disarmonico con un campionario di ricchezza timbrica non ostentata, ma a servizio della composizione estemporanea. Nicola Guazzaloca sta dietro al discorso del leader con un pianismo di matrice cameristica molto libera creando un collegamento intuitivo, in apparenza contrastante, ma convergente a livello concettuale, con il discorso del sassofonista. Quando rimane da solo o in compagnia del violoncello, il pianista bolognese continua nel suo incedere antiaccademico, ombroso e meditativo con assoli dissonanti nella forma, consonanti nella sostanza. Il debito alla lezione di Cecil Taylor è, però, piuttosto evidente, Hannah Marshall aggiunge un tocco classico-contemporaneo al trio, pur rimanendo spesso un passo indietro durante i dialoghi intensi e scabrosi dei due musicisti italiani. L'artista inglese si limita, sovente, ad un ruolo di spalla, di supporto, per mezzo di un pizzicato nervoso ed efficace. Nei soli, invece, parte in maniera quasi regolare cercando di ricavare dal violoncello, successivamente, quanto si può ottenere forzando le possibilità dello strumento ad arco, oltre la tonalità, verso dimensioni apparentemente fuori controllo.
Sono in tutto sessantun minuti di una musica piuttosto ostica, antimelodica, eseguita con la giusta concentrazione fra tre compositori istantanei che conoscono i rischi di questo tipo di operazione. Si può affermare che il ricorso ai clichè sia quasi fisiologico in questo ambito. Il merito di Mimmo-Guazzaloca e Marshall è di essere riusciti a dialogare ripercorrendo a memoria determinati percorsi, ma riuscendo ad intersecarli, in diversi segmenti, per dar luogo ad un'improvvisazione che contiene spunti e idee che si presentano come nuovi, pur contenendo elementi inevitabilmente riciclati. In questo assume un senso e una prospettiva questo disco, come testimonianza della ricerca di incontro e di amalgama delle esperienze di tre improvvisatori di provata fede.