No matter how weird, how outrageous, how experimental or how avant garde musicians and composers try to be, it’s a pretty good chance dear Great-Grandfather John Cage did it first. And it’s a pretty good guess that even the most willing listeners and seasoned DJ’s may get pushed to the edge listening to some of his compositions. This makes me smile. I’ve been pushed and came back and forced myself to go farther and farther. Growth is hard. Endurance and stamina are earned. These five vocal tracks on Amirani Contemporary, are sung, squelched, breathed, belched, falsettoed, barked, whispered, coughed, punched, wailed, yodeled…. whatever sound you can make with your mouth. Stefano Luigi Mangia, Italian vocalist supreme, is amazing. You want baby voices: he does baby voices. You want to sound like a record playing backwards: he does it. Each track is unique but definitely Cage. And as Cage loves, moments of space and time for quiet. Tracks one and two are longer pieces to get lost in. Objects used as percussion accent the 30 minute Four while Mangia vocalizes. The last track is possibly Cages experiment with Gregorian chant. Lovely and odd. Highly recommended. Did I tell you there are repeated parts of Mangia brushing his teeth? LOVE IT!
John Cage
S.L.Mangia has a beautifully flexible voice: extraordinaire extension, multiphonic clearness and a strong lyrical tone that always delivers emotion and elegance.
Echoing some Demetrio Stratos peculiar feautures, bending pitches and being simply intense from the sublte whisper to the open throat singing, S.L.Mangia gives here one of his best performances, opening possibilities and getting a new glance to the marvelous and unpredictable John Cage' s compositions.
The voice is supported by experience and classy touch of Gianni Lenoci, a name often appearing on Amirani Records.
A nice Mesostic written by Mr. Stefano Pocci appears on the booklet and completes a beautiful record.
So be sure to find here a top class Amirani records release!
Among the most influential, significant and controversially innovative art personalities of the 20th century, John Cage left us an huge amount of "pure" music.
A student of Schoenberg abd Cowell, Cage pioneered and developed a range of techniques that would allow him to relinquish control over his compositions and to place himself in the role of listener and discoverer rather than that of creator.
Son of an inventor he invented icon-sounds as "prepared piano" and pionereed the use of "chance" or "indeterminate" in composition.
His words, his interviews and critical considerations stand as seminal and revealing zen sentences and are another extraordinaire aspect of a complete and "natural" artist.
After John Cage music can really be seen as a fresher sound happening welcoming interruption and noises.
Reviews
Intrigante questo progetto di Stefano Luigi Mangia (voce) e Gianni Lenoci (elettronica). Il cd include un elegante libretto contenente anche alcuni testi di Cage e un glossario e si presenta, esattamente come promette il titolo, come un’esperienza dell’arte di Cage: un’arte che, stando a quanto suggerisce appunto il glossario, è “sinonimo di vita”. I brani di Cage qui interpretati sono cinque, e restituiscono uno spaccato piuttosto ampio della ricerca sonora, musicale e artistica del compositore americano: dal 1948 di Experience No. 2 (il brano più breve, circa due minuti) al 1992 di Four (quello più lungo, una buona mezzora). È musica che potrebbe definirsi sperimentale, se si vuole, ma la resa è decisamente equilibrata e studiata. E la voce di Mangia si fa decisamente apprezzare (molto nell’ultimo brano). Il compito di cimentarsi con Cage era arduo e direi che l’impresa è riuscita, sebbene in proposito dovrebbe aprirsi un bel dibattito a partire dalla domanda: “con che criteri si giudica la musica di Cage?”. Ma lasciamo perdere e ascoltiamoci il disco. Un must per gli amanti del genere. Per gli altri… beh, Cage (remake inclusi) non è per tutti.
[…]Se per la definizione dei suoi progetti musicali Feldman partì dalla considerazione dell’opera di Mark Rothko e Philip Guston, Cage fu inseparabile amico di Cunningham, Rauschenberg e Jasper Johns con cui formò un quartetto indivisibile. Aria è una delle pagine cageane in cui il rimando raffigurativo-pittografico è a dir poco evidente, creata a Milano nel 1958 per la leggendaria voce di Cathy Berberian.[…]
una versione per sola voce del medesimo brano la si può ascoltare nell’album “cagExperience” (Amirani Contemporary) di Stefano Luigi Mangia (molto bella, inoltre, la sua interpretazione di Experiences No. 2 su “Unrealities of Tulips and Chimneys” di E.E. Cummings).[…]
Il trentatreenne leccese Stefano Luigi Mangia si è andato negli ultimi tempi affermando come una delle voci maschili più interessanti del panorama nazionale di ricerca. In questo lavoro monografico su John Cage, gli è prezioso sodale il corregionale Gianni Lenoci, che le note di copertina accreditano genericamente all’elettronica, mentre è tutto un florilegio di suoni e rumori vari quello che si dischiude in particolare nel brano più ampio del lotto, “Four6″ (mezz’ora, metà disco), vale a dire il primo dei tre (consecutivi) che ne prevedono la presenza…
Cage dedicated Aria to Cathy Berberian, whose acrobatic and versatile vocalising was guaranteed to galvanise his score. The flamboyant reading of that piece which opens Stefano Luigi Mangia’s new release is no less electrifying and dramatic. During Four, which follows, he brushes his teeth, dings a bicycle bell and shakes some sort of rattle with a sense of fun and delight in modest sounds that Cage would surely have enjoyed no less than Mangia’s extrovert brilliance on Aria. On one solo from Cage’s Songbooks, Mangia follows the example of the composer himself, delivering empty words; on another he yelps like a dog, while the concluding song, Experience n.2, is delivered with a ballad singer’s finesse. Too many releases in recent years have appeared to use Cage’s name as a brand to validate their mediocre contents. CagExperience is another matter altogether.
Cage ha dedicato “Aria” a Cathy Berberian, la cui vocalità acrobatica e versatile fu garanzia per galvanizzare la sua partitura. L’interpretazione fiammeggiante con il quale ha inizio il nuovo Cd di Stefano Luigi Mangia, non è meno elettrizzante e drammatica. Durante “Four”, la composizione che segue, Mangia si lava i denti, suona un campanello di biciclette e scuote una specie di sonaglio, con un senso del divertimento e del piacere dei suoni modesti che Cage avrebbe sicuramente apprezzato non meno della brillante ed estroversa interpretazione della precedente “Aria”. Su un Solo estratto dal“Songbooks” di Cage, Mangia segue l'indicazione del compositore stesso, offrendo parole vuote; nell’altro Solo, invece, guaisce come un cane, mentre la canzone finale, “Experience n.2”, è eseguita con la finezza del cantante di ballads. Troppe pubblicazioni discografiche negli ultimi anni sono apparse utilizzando il nome di Cage come un marchio per convalidare i loro contenuti mediocri.CagExperience è tutta un’altra questione.
La Amirani Records di Gianni Mimmo oltre alle registrazioni dedicate alla musica improvvista pubblica con passione alcune registrazioni di opere dei grandi personaggi dell´avanguardia. Non poteva mancare. dopo Morton Feldman, John Cage, fra l´altro allievo di Arnold Schönberg . A eseguire una serie di sue composizioni c´è la voce di Stefano Luigi Mangia da solo su Aria e Experience No 2, nei restanti brani è accompagnato da Gianni Lenoci agli effetti elettronici. La musica potrebbe sembrare difficile a chi non è uso all´ascolto dell´avanguardia, tuttavia questo invito da parte della coraggiosa casa discografica ad un pubblico più ampio è da lodare. Aria è un brano che John Cage ha scritto con l´intenzione che sia eseguibile da qualunque voce, maschile o femminile mettendo a disposizione la possibilità di scegliere fra dieci differenti modalità che devono essere alternate rapidamente. Nella partitura l´intreccio di stili è rappresentato da colori differenti lasciando poi all´interprete le diverse possibilità di rappresentarli nell`esecuzione. La straordinaria voce di Stefano Luigi Mangia dà nuova luce al tutto, è un caleidoscopio che sorprende e che permette un approccio nuovo all´ascolto, sorpresi da tutto quello che qui si inventa. Negli altri brani ci sono gli effetti elettronici di Gianni Lenoci che borbottano e mettono la musica in condizione di esprimersi al di fuori di qualunque tipo di regole accademiche. È un´esperienza d´ascolto inusuale ma che meriterebbe maggiore diffusione, in fondo le teorie di Cage hanno cambiato il modo di intendere la musica in Occidente.
Ο ιταλός βοκαλίστας και συνθέτης Stefano Luigi Mangia (γενν. το 1981) ίσως είναι γνωστός σε κάποιους από τα άλμπουμ του στη βρετανική Leo – έχει κυκλοφορήσει εκεί (μαζί με άλλους) τα “Painting on Wood” (2009), “Ulysses” (2012) και “Glad to be Unhappy” (2014). Με σπουδές σε ωδεία και πανεπιστήμια, ο Mangia έχει καταφέρει στα 33 χρόνια του να βρεθεί δίπλα σε επίλεκτα στελέχη της ιταλικής improv σκηνής (Gianni Lenoci, Stefano Battaglia, Paolo Damiani…), συνεργαζόμενος ακόμη και με «αστέρες» του χώρου, όπως τους Carlos Zingaro, Karl Berger, Marcus Stockhausen ή την Joëlle Léandre. Μέρος των γενικότερων σπουδών του αποτέλεσαν βεβαίως οι ποικίλες τεχνικές των βοκαλισμών (άκου π.χ. τις φωνές των Μογγόλων που τραγουδάνε με τον λάρυγγα, όντας «μάστορες» σ’ αυτό), πράγμα το οποίον καταθέτει στο πολλάκις ενδιαφέρον “John Cage/ cagExperience” [Amirani, 2014].
Εδώ ο ιταλός βοκαλίστας αποδίδει, όπως μαρτυρά και ο τίτλος, έργα του John Cage (1912-1992). Πιο συγκεκριμένα τα: “Aria” (1958), “Four6” (1992), “Solo for voice n.17” από τα “Songbooks I” (1970), “Solo for voice n.72” από τα “Songbooks II” (1970) και “Experiences No.2” (1948). Στα τρία απ’ αυτά (το “Four6” και τα δύο “Solo for voice”) τον Mangia συνοδεύει στα ηλεκτρονικά ο Gianni Lenoci. Το άλμπουμ συνοδεύει booklet με μεσοστιχίδες (mesostics) του Stefano Pocci και κάποια βιογραφικά των καλλιτεχνών.
Φυσικά, βλέποντας τις μεσοστιχίδες (σ’ ένα κείμενο ή σ’ ένα ποίημα, όταν μια κάθετη φράση ή λέξη τέμνει τις οριζόντιες γραμμές του κειμένου ή του ποιήματος) θυμήθηκα αμέσως το έργο του Cage “Sixty-Two Mesostics Re Merce Cunningham” και το απόσπασμά του που απέδωσε ο Demetrio Stratos σ’ εκείνο το LP της Cramps το 1974. Ο Mangia έχει ακούσει οπωσδήποτε Stratos, παρότι η δική του άποψη για τον βοκαλισμό δεν πάει τόσο μακριά – ή, μάλλον, έχει άλλη κατεύθυνση, για να είμαι πιο ακριβής. Η φωνή του, πάντως, είναι αρκετά «εύπλαστη», δίχως να χάνει την… ανθρώπινη χροιά της, παρά τις επιμέρους τεχνικές, τις σχετικές με το overtone singing, ή τα multiphonics.
Στο “Aria” αφιερωμένο στην Cathy Berberian, ο Cage περιγράφει ένα πρώτο επίπεδο φωνητικών timbre, το οποίον όμως ολοκληρώνει ο ερμηνευτής επιλέγοντας τις δικές του λέξεις ή μη λέξεις κατά την διάρκεια της (φωνητικής) άσκησης. Ο Mangia επιλέγει μια σειρά παραφθαρμένων λέξεων-φράσεων σε μια μη γλώσσα, «κάπως» γλώσσα ή κανονική γλώσσα (την μητρική του ας πούμε), δίχως να καταφεύγει σε αναγκαστικές ακρότητες. Το 30λεπτο “Four6”, ήταν αφιερωμένο στις Pauline Oliveros, Joan La Barbara και στους William Winant, Leonard Stein και αρχικώς αφορούσε σε τέσσερις παίκτες, ο καθένας εκ των οποίων θα επέλεγε να παράξει 12 διαφορετικούς ήχους εντός ενός κάπως εύπλαστου χρονικού πλαισίου. Οι ήχοι θα έπρεπε να είχαν σταθερό πλάτος, συγκεκριμένη αντηχητική δομή κ.λπ. Στην περίπτωσή μας το έργο αποδίδεται από δύο (και όχι από τέσσερις παίκτες). Αυτό το κάνει φαινομενικώς πιο γραμμικό, παρότι τα multiphonics του Mangia και οι επινοήσεις του Lenoci στα ηλεκτρονικά προσθέτουν «επίπεδα». Tα “Song Books (Solos for Voice 3–92)” αποτελούν μια συλλογή σύντομων στο χρόνο συνθέσεων του John Cage. Οι συγκεκριμένες, η «17» και η «72» εννοώ, αφορούν σε φωνή και ηλεκτρονικά, τα soli των οποίων σημειογραφούνται (όταν σημειογραφούνται) μ’ έναν κάπως περίπλοκο τρόπο. Σίγουρα υπεισέρχεται το προσωπικό στοιχείο, υπάρχουν όμως και «οδηγίες» που υπηρετούν το όραμα του Cage (να συνδέσει δηλαδή σ’ ένα «σώμα» δύο από τις μεγαλύτερες επιρροές του, τον Satie και τον Thoreau). Οι Ιταλοί, προφανώς έχουν διαθέσιμη την παρτιτούρα και πιθανώς ακόμη την πλήρη αποτύπωση των “Song Books” από τους Lore Lixenberg, Gregory Rose και Robert Worby στο προπέρσινο 2CD της Sub Rosa. Στο έσχατο “Experiences No.2” του 1948 για σόλο φωνή ο Cage μελοποιεί κατά βάση (για μια παραγωγή του Merce Cunningham) ένα ποίημα του E. E. Cummings (το “III”, ένα από τα “Sonnets-Unrealities” for Tulip and Chimneys του 1923). Ο Stefano Luigi Mangia μας χαρίζει ένα μαγικό τραγούδι. Το γεγονός ότι μετέφερε σ’ εμένα ένα κλίμα exotica, είναι μια προσωπική αίσθηση…
Stefano Luigi Mangia invece omaggia il John Cage della produzione vocale, con "John Cage CagExperience", in cui figurano alcuni brani del compositore americano dediti a quel settore. Si tratta di riproposizioni storiche e di altre meno note (un paio di brani tratti dal Songbook di Cage), tutte impostate sulla singola voce di Mangia e, laddove previsto, sugli effetti di elettronica di Gianni Lenoci.
L'"Aria" di Cage del 1958 (qui eseguita solo con l'apporto della propria voce) è una composizione notissima e molto battuta dai cantanti contemporanei: ha una storia particolare, direi anche avvincente, ed è stata eseguita per Cathy Berberian, in occasione della permanenza a Roma di Cage. Il compositore americano non aveva nessuna voglia di scrivere un pezzo convenzionale e invece pensava alle qualità della Berberian in funzione di quello che voleva raggiungere: si può certo affermare che un pezzo di storia della vocalità contemporanea è partito anche da questa Aria, in cui il canto non aveva più lo stesso significato. Mangia, in possesso di una splendida caratterizzazione del proprio impianto vocale, nè dà una versione nobilissima, così come è un piacere riascoltare la Experiences n. 2, per solo voice del 1948, scritta per le danze di Merce Cunningham.
Ancora un’altra perla dalla Amirani, responsabile ormai da anni delle migliori uscite di nuova musica in Italia. Dopo Bussotti e Feldman per la terza volta Gianni Mimmo scende negli aurei frutteti della musica contemporanea con un classico: John Cage.
Affidato alla straordinaria voce di Stefano Luigi Mangia ecco Aria, performance semantica composta a Milano nel 1958, qui resa con singolare, intelligente attenzione alla foné.
Il pezzo fu originariamente dedicato alla cosmonautica voce di Cathy Berberian. La voce usata in modo impressionante, come rappresentazione e rivoluzione, pur gravida di senso e tradizione dal teatro miceneo al supermercato delle avanguardie linguistiche in una mirabile, rara densità espressiva.
Segue un altrettanto riuscito allestimento di Four, con il sapiente uso dell’elettronica di Gianni Lenoci, virtuoso pianista già argonauta in diverse avventure per la Amirani Records, qui a distillare suoni, colori ed espressioni con umile grandiosità, profonda conoscenza culturale, maestria strumentale.
Seguono tre pagine meno note, due per solo per voce dai Songbook del 1970, dove Mangia si avvale ancora della collaborazione di lenoci ai rumori, per concludere con un brano del 1948, su testi di Cummings, Experience n°2, dove ancora una volta Stefano convince pienamente con la sua voce.
Un album di riferimento, un’esperienza auditiva.
UN DISCO DAVVERO IMPERDIBILE
John Cage è stato il musicista che ha segnato il punto di massima fuga in avanti delle avanguardie del Novecento, con i 4 minuti e 33 secondi di silenzio nel brano intitolato appunto 4'332, ma anche con le partiture grafiche, l’idea di performance come flusso nel quale tutto può accadere, la pratica di affidare le scelte musicali all’alea del caso..
Americano di Los Angeles, Cage (1912-1992) era sicuramente in debito con l’oriente e il jazz. Nel suo lascito ci sono musiche per la danza (per gli spettacoli del suo compagno Merce Cunningham), un bel corpus di musica pianistica basata sia sul suono manualmente modificato dello strumento ( il famoso “piano “preparato), sia su un ineffabile tocco senza peso, iterativo e incantatorio ( il magnifico In a Landscape); infine, ci ha lasciato dei brani per voce sola, la cui esecuzione costituisce una sfida tecnica, interpretativa e filosofica per l’incauto cantante che vi si cimenta.
Negli anni Settanta ci provò Demetrio Stratos, la voce dei milanesi Area, che era un vocalist (e un personaggio) assolutamnte formidabile. Oggi questa sorta di esame di phd musicale lo affronta il salentino Stefano Luigi Mangia (non a caso, ammiratore e studioso di Stratos), un musicista che si muove con intelligenza fea il jazz e il contemporaneo, tra la composizione e l’improvvisazione, tra la sensualità delle ballad e lo studio analitico dell’emissione vocale.
Nel suo disco CagExperience, pubblicato dall’etichetta lombarda Amirani, ci sono cinque brani di Cage “scritti”, o sarebbe meglio dire “creati”, tra il 1958 e 1992: Mangia, con la voce duttile e pirotecnica che possiede, dà loro vita e senso, coadiuvato all’elettronica dal suo maestro e mentore Gianni Lenoci.
Il risultato è un piccolo gioiello, che bissa a pochi mesi di distanza il felice esito del più jazzistico cd Glad To be Unhappy per la londinese Leo records.
Stefano Luigi Mangia _ voice
Gianni Lenoci _ electronics on *
Recording _ January 2012, Eticarte – Wave Ahead production, Monopoli, Italy
Sound engineer & mastering _ Mimmo Galizia
Liner notes and Mesostic _ Stefano Pocci
S.L. Mangia photo _ Valentina Serra
Graphics _ Nicola Guazzaloca
Production _ Stefano L. Mangia and Gianni Lenoci
Executive production _ Gianni Mimmo for Amirani Records and Lydian Eventi