Abbiamo già conosciuto il musicista bolognese Nicola Guazzaloca; la sua ‘veste’ jazz oggi è riposta e lo raccontiamo direttamente dal suo mondo ‘open’, in coppia con Thollem McDonas (cercate sul web quanta musica ha dedicato questo pianista ad ogni forma mediatica sia nella danza che nel cinema) per quella che è una delle sue esperienze artistiche più rilevanti: l’improvvisazione pianistica.
In questo contesto la sua militanza jazz è la scuola nella quale si sono formati i giusti link per astrarsi dalla melodia, volare oltre le nuvole, esprimersi senza dover nulla a nessuno se non alle proprie dite, dieci piccoli cervelli governati dal pianista.
E’ importante poter andare oltre, essere narcisi anche davanti alla propria fonte d’ispirazione, scrivere musica o improvvisarla senza porsi la finalità divulgativa forzosa; allora ottantotto tasti diventano una comunicazione con chi la vuole ascoltare, raddoppiarli, un dialogo dal tessuto fitto o dalle sfumature captabili.
Astraetevi per qualche minuto, entrate nelle cinque tracce di “Noble Art”, cercate le vostre linee nell’aria, le scie sonore di due visionari allegoricamente identificabili nei due pugili della nobile arte, la boxe, ma qui non si combatte, si colloquia… audacemente!
“Alike To Me” inizia con lo studio reciproco del ‘carattere’, si fluidifica in momenti di pianoforte ricco d’accenti, a tratti dismessi, sino ad una calma innaturale…
…incomunicabilità?
Pensate al vostro modo di comunicare, ai momenti in cui aspettate cenni anche tangibili, ammicchi d’intesa caratteriale, il giusto argomento…
Allora sono scale, scale ed ancora scale, i due pianoforti si aprono e si intersecano, fiumi di frasi su tutte le tonalità, escursioni musicali di due artisti che non solo comunicano, inventano il verbo, marchiano nuovi gerghi, fino a piccoli silenzi, note sospese, macchie di colore nell’aria.
Così è “On The Other Hand”, le note sono ora ballerine generose, concessioni a visioni policrome ed estatiche, stormi variopinti che aleggiano, ‘nuotano’ nel cielo perché nel nostro vivere ora l’astratto vogliamo vedere uccelli nuotare, note che sciamano ordinate o alla rinfusa, come lo è l’arcobaleno quando nasce, festoso mentre ancora il temporale brontola.
“What A Morning” è possessione, anche corporea ma possessione; cupe sequenze vorticose, i due strumenti ora sono percorsi, non solo suonati, dalle veloci mani che cercano il pathos, lo trovano e dipingono una metropoli notturna anche pericolosa, uno spleen che ci tiene sospesi nel respiro.
Registrato nel 2007 lo cataloghiamo nella musica dove la data è solo un dato cronologico: il duo avrebbe potuto produrre le cinque improvvisazioni di “Noble Art” all’inizio del secolo scorso, lo potremo incontrare nel futuro con altre estemporanee ondate d’estro, in alcuni casi il tempo è solo scandito da un metronomo, in altri, questo, dalle dita di due artisti di razza.