Non so a cosa si riferisca l’assenza di dubbi del titolo ma la struttura e la durata dei brani, il più lungo dura 5 minuti e mezzo e solo 5 su 17 superano i 3 minuti, coincidono perfettamente con quella che potremmo definire come una generale ‘assenza di ripensamenti’. Registrato in studio, ma in presa diretta, il CD contiene 17 piste che dagli autori vengono definite composizioni istantanee, giustamente, e non improvvisazioni. Alla consolle c’è una vecchia volpe come Paolo Falascone, che in Abstract e Neglected Garden si produce pure al contrabbasso, e ciò fa credere che di dubbi ne siano transitati ancor meno. Eppure una lettura dello schieramento lo fa apparire alquanto problematico, accanto a tre assidui della Amirani Records (Contini, Serrapiglio e Mimmo) ci sono infatti il chitarrista inglese John Russell e il vocalista belga Jean Michel Van Schouwburg. La tradizione del jazz contemporaneo afroamericano ed europeo (ma quando mai i jazzisti sono stati così sintetici) va ad interagire con numerosi fattori extra, quali l’improvvisazione non idiomatica, le varie derive dell’hardcore, il surrealismo, le varie forme di disarticolazione del linguaggio, le tradizioni sciamaniche del canto di gola, il canto operistico… Ciò è reso possibile sia dalle capacità tecniche, sia dall’attitudine e sia dalla disposizione alla collaborazione e al sacrificio della propria personalità messe in atto dai musicisti. Un predisposizione ad agire come un unico corpo che, alla fine, riesce ad esaltare proprio le singole personalità… Se a livello di suoni, o di disarticolazione dei singoli strumenti, esistono dischi ed entità ben più radicali di questa, per quanto riguarda invece la struttura dei brani e la complessità degli intrecci strumentali, e per la loro audacia, direi che “No Room For Doubt” si segnala come uno dei lavori più avant-qualsiasicosa del genere. Fa estremo piacere vedere come l’italietta è in grado di misurarsi alla pari con qualsiasi stella appartenente a galassie ben più luminose, e non c’è dubbio che la galassia inglese è, dal punto di vista musicale, ben più luminosa di quella italiana. Quel che manca ancora mi sembra essere una crescita del pubblico e, di conseguenza, di quelle strutture – e viceversa - in grado di permettere che realtà come la Amirani Records, Gianni Mimmo, Angelo Contini, Andrea Serrapiglio, Nicola Guazzaloca, Federico Squassabia, Stefano Giust e altri visionari simili possano prosperare anziché sopravvivere.
No Room For Doubt
Recorded in february 2008 this magic quintet delivers fresh, fragrant, mysterious and warm istant compositions that will push your listening in unexpected sound realms.
Conceived as “different rooms of the same building”, each musician is like a door opened to a possibility.
Oblique narrations with a great dramatic flavour, these tracks are a spacial walk meeting sudden windows, flight of stairs, shades and scents of a terrific sound house .
Pure as the soundtrack of a Japanese theatre piece, Five Rooms music gets the crispy touch of fabolous John Russell on his legendary guitar, the acrobatic voice of Jean Michel Van Schouwburg, the lyrical openess of Andrea Serrapiglio’s cello strings, the telluric incursions of Angelo Contini’s trombone and the variable geometry of Gianni Mimmo’s soprano sax lines.
Fantastic super-jewel box layout with elegant booklet, along with B&W photos by Elda Papa who has dedicated a room portrait to each musician, be confident to find here the best Amirani line.
Reviews
Cinque artisti intesi come figli puri d’Arte; cinque Muse al loro fianco per spronarli nel difficile compito dell’improvvisare l’Arte, sradicare dalla dimensione dell’astratto per renderla viva dove non esiste e non ci sarà più, le Muse sono state generose in questo con Gianni Mimmo e con la sua follia discografica chiamata Amirani, una realtà unica nel catturare l’inafferrabile concetto di questo genere di performance.
Cinque artisti per cinque irreali stanze ed il booklet interno vi propone cinque immagini di stanze vuote e surreali, geometriche o in stato d’abbandono, cinque luoghi/non-luoghi dell’immaginario architettonico astratto e concreto: vedetene voi le pareti, carpitene l’arredo velato, a volte occultato dai giochi di penombra; ognuno degli artisti coinvolti è la parafrasi di una stanza, ne è l’essenza, il vuoto riempito con il suono, la voglia di fuggirne proprio tramite la musicalità, la voglia di creare anarchie tra pannelli geometrici.
E’ una stanza Gianni Mimmo al sax (ovviamente soprano, fedelmente soprano…), è una stanza Angelo Contini al trombone, è una stanza anche John Russel alle sei corde di chitarra ed è una stanza Andrea Serrapiglio al violoncello.
E’ una stanza la voce sperimentale di Jean-Michel van Schouwburg: compare nella seconda traccia, la title-track, cercando l’allineamento con gli strumenti, esulando dal concetto di canto per divenire un tramite ‘cordofono’ (anche la voce si produce su corde..) all’interno di un contesto dove non ha regole il verbo sonoro quindi vocale, gli esperimenti di Demetrio Stratos non sono stati vani, ancora la ricerca e la voglia di esistere creando il nulla dal nulla è una capacità di cervelli che vedono oltre la forma.
Il sax di Mimmo dopo i primi timidi ‘approcci’ attira gli altri strumenti ed in “Promises: The Farewell Speech” trova la giusta sinfonia capace d’invitare con garbo i colleghi, un garbo presente in tutto l’album quasi sempre su downtempi metropolitani, senza schiamazzi o virtuosismo d’effetto, puntando piuttosto ad un mood ‘torbato’, signorile.
La stessa perfetta visione d’assieme che incontrerete in “Thresold Lyric”: ora suoni cupi, mantrici, anche la voce rimane su livelli grevi fino al momento in cui il violoncello sbatte le ali e vola via seguendo la sua ispirazione, librandosi su cieli cupi di Europa gotica, letteraria nell’espressione, la percezione di una performance che unita alla danza avrebbe reso una grande situazione d’assieme, Pina Bausch avrebbe condiviso volentieri il linguaggio del suo corpo, della sua compagnia con questi musicisti in questo contesto.
Proprio il finale è anche il saluto, un commiato tra amici che ancora una volta al seguito del sax di Mimmo, con “Calls & Rumours” trovano l’ultimo virtuoso fraseggio, appena prima di chiudere tutto, ognuno nella sua stanza pronto a risvegliare le Muse se esse lo vorranno, il suono è eterno ed eternarlo in un supporto fisico è l’ennesimo gesto d’amore.
Un corrosivo flusso, di radicalità cameristiche.
Perfettamente simbiotico alla denominazione pubblica scelta.
Potrebbe terminar a questo punto la recensione di quest'opera.
Ma sarebbe un peccato, perché, Gianni Mimmo, Angelo Contini, John Russell, Andrea Serrapiglio, e Jean Michel Van Schouwburg, (rispettivamente: sax soprano, trombone, chitarra, violoncello e voce), nell'ideale polvere raccolta negli angoli, di stanze immerse nella penombra, trovano più di un arnese, adatto a sovvertire il flusso quotidiano di suoni, al quale siamo assuefatti.
Stanze con le porte aperte, dalle quali, filtrano e si fondono, senza ansia ne accavallamenti esecutivi, la matrice europea (il fattore impro), e lo specchio di un ricordo afroamericano (il blues e il jazz).
Spigoloso e surrealista, ma di umanissima umiltà e sincerità intellettuale.
Perché in realtà, “No Room For Doubt”, si rivela esser, un prezioso lavoro di scavo, alla ricerca di una tradizione idealizzata, che ingloba silenzi e pensieri alla stessa stregua.
Esposizione nuda e cruda.
Una sequela di composizioni istantanee, ruspanti e non appesantite da eccessi cerebrali.
Tutt'altro, fra ghigni, smorfie e borbottamenti assortiti, non sarà difficile intercettar il proprio di sorriso, che si aprirà sempre più convinto, ascolto dopo ascolto.
Non produce mal di testa e si offre oltretutto con una superba confezione.
Vi serve altro?
La sensazione conclusiva è che, al di sopra delle nostre teste (grazie a qualche Dio...), c'è ancora chi non perde occasione, per lasciar viaggiar la propria immaginazione, tramutandola in obliqui manufatti.
Curiosità e coraggio, son doti che non difettano in questo frangente.
Ed impossibile, è termine coniato per spaventar i bambini (in Amirani lo sanno bene...).
Five Rooms is an improvising quintet with strings at its core (even expanding to a sextet for a couple of tracks), but this italian group is an unplugged effort. On "No RoomFor Doubt", the five musicians create a series of mostly brief poetic explorations. The rooms are haunted. The musicians fill them with spectral sounds: Contini's trombone moans and utters sustained groans; Serrapiglio's cello weeps and sings; Mimmo (evocative of Steve Lacy)delivers clarion soprano calls; John Russell's guitar plinks and creaks; and Jean Michel Van Schouwburg summons a whole troupe of cartoon voices. These voices though are rolled into the texture of the selfless improvisations. There'shumor but is dry as museum dust. Each instrument finds its space, shifting in and out, sometime little more than a whisper. Each musician adds a color that at once contributes to the whole, yet occupies its own, inviolable space. it is as they are hearing each other- not necessarily conversing, but, rather, talking to themselves about what they've heard. Each instrument carries its own internal groundbeat, and the lack of any shared rhythmic framework adds to the sense of timelessness. when suddenly the band strikes up a high stepping tune on "Abstract", it sounds like a ghostly intrusion. These rooms are certainly filled with intriguing chatter worth eavesdropping on.
Going it alone vocally as one of Five Rooms is Brussels-based Van Schouwburg, whose overtone extensions, throat singing and invention language expositions have been a feature of concerts with the Belgian Collectif Inaudible and groups with bassist Jean Demey or British guitarist John Russell.
Besides Russell, the other Room-mates on this CD are Italians: trombonist Angelo Contini, soprano saxophonist Gianni Mimmo and cellist Andrea Serrapiglio.
Involved with multiphonics and circular breathing, Contini has done everything from being first trombonist of The Swingers big band to performing live music for Compagnia di Danza Contemporanea di Milano. Mimmo, his long-time associate, is an interdisciplinary artist often concerned, as on this CD, with the relationship between music and text. Almost three decades younger than the others, Serrapiglio moves among standard and unconventional gigs having worked with conventional orchestras and theatre bands, a reggae combo as well as with Mimmo and drummer Francesco Cusa.
During the 17 instant compositions that make up No Room for Doubt’s almost 45-minute program, Serrapiglio’s occasionally lyrical cross tones and the percussive plucks from Russell’s guitar provide the ballast that holds together many of the tunes. At the same time, though, he’s also given space to exhibit tremolo sul ponticello runs and splattering splices. Russell too unusually marks his space with down-strokes and muffled licks. But the guitarist also strums linearly with a mandolin-like tone when facing contrapuntal horn lines; or hammers on the strings to make his point when surrounded by plunger burrs from Contini and Van Schouwburg’s vocal chord splintering that includes undersea gargling and falsetto whimpers.
Diaphragm-forced, foghorn-like pumps from Mimmo alternate with guitar twangs at the same time as the vocalist harmonizes with supple cello lines. Alternately, Van Schouwburg discharges incoherent throat mumbles or expressed himself with watery lip-pops, tongue-stops and duck quacks.
Instrumentally the most notable track is “Calls & Rumours”, where Contini’s and Mimmo’s contrapuntal intersection recalls Steve Lacy’s work with Roswell Rudd. After Serrapiglio’s double bass-like walking and Russell’s splintering guitar licks, the vocalist vibrates his timbre excessively – and expressively – yelping and snarling under-his-breath as Contini brays out a finale.
In contrast “Threshold Lyric” is a vocal tour-de-force initially matching sinuous, nearly rococo reed lines and plunger trombone excursions with vocal harmonizes from Van Schouwburg. Eventually as Mimmo’s wide-bore dissonance inflates so does Van Schouwburg’s sound repertoire, with mewls, whimpers, gurgles and growls. Culminating with broken falsetto sound shards, the verbalization is only bested by reed tongue slaps.
No Room for Doubt s’ouvre sur un chant, celui de The Door, sur lequel la voix de Jean-Michel van Schouwburg rivalise de présence avec l’excellent soprano de Gianni Mimmo – qui pose d’emblée la question : tout sopraniste est-il forcément lacyen ?
La présence du guitariste John Russell oriente peut-être la suite : improvisations (ou « Music Instant Compositions by Five Rooms ») relevées soudain par la présence des cordes sans lesquelles la réunion irait de jolis moments en instants perdus, comme passe la voix de Schouwburg d’exclamations râleuses en discussions vaines ou de belles réclamations de fausset en interjections de pas grand-chose. Parce qu’aussi les autres musiciens (le tromboniste Angelo Contini, le violoncelliste Andrea Serrapiglio et, sur les deux derniers titres, le contrebassiste Paolo Falasconi) respectent avec application les codes d’une improvisation entendue, quitte à laisser au commun acceptable toute la place du doute.
Five Rooms non è un gruppo nuovo scoperto dalla Amirani ma una vera e propria all star band che vede Angelo Contini e Gianni Mimmo ai fiati, niente poco dimeno che John Russell alla chitarra, Andrea Serrapiglio al violoncello e Jean Michael Van Schouwburg alla voce. Credo che si tratti di una delle formazioni più equilibrate nelle quali abbia sentito coinvolto Gianni Mimmo e nonostante il risultato a tratti sia uguale alla somma delle sue singole componenti ci sono alcune sorprese molto interessanti.
La prima traccia mostra un incredibilmente sobrio e super contenuto Van Schouwburg che, a differenza di altri lavori in cui ho avuto modo di sentirlo, rimanendo più dentro ai ranghi regala delle rifiniture e alcuni giochetti molto piacevoli, soprattutto quando palleggia con i fiati. Gli strumenti a corda su questo disco fanno un lavoro di retroguardia tanto discreto quanto incisivo ed il violoncello in certi episodi costruisce un sostrato su cui i fiati navigano come capidogli in un mare d'inverno. Per quanto l'etichetta ed alcuni dei musicisti coinvolti potrebbero far pensare al jazz, su questo lavoro si tratta di un elemento quasi irrilevante tanto che quando non si tratta di pastiche in salsa contemporanea o di "frammenti di un discorso amoroso" in stile improvvisativo, si tratta di veri e propri gorgoglii, suoni sommessi, mormorii, casse e strumenti sfregati e voci tenute lontano dalla scena in cui al più fa da mattatore un fiato e poi pian piano compaiono altri caratteri della commedia. Russell come in molti altri lavori gioca in modo discreto e non per mancanza di coraggio, ma per una forma di umiltà e di garbatezza da gentiluomo inglese vecchio stampo, il fatto è che quando gli viene lasciato spazio non ci vuol molto a capire perché alcuni abbiano parlato di uno dei pochi eredi naturali di un chitarrismo baileyano tanto sbilenco quanto espressivo. Si tratta di un disco profondo pur non rasentando mai la pesantezza e soprattutto di un lavoro molto vario dove non tutte le voci finiscono per sovrapporsi costantemente cercando un momento di popolarità all'interno dello scenario sonoro. La predominanza e la miscela degli elementi è molto equilibrata e varia da episodio a episodio, una buona playlist fa il resto e così si finisce per perdersi in un ascolto che definirei avvolgente.
Lo spazio citato nel titolo è quello che ormai la Amirani Record, la coraggiosa casa discografica guidata da Gianni Mimmo, si è ormai ritagliata fra i protagonisti dell´avanguadia italiana. Il discepolo di Steve Lacy ha ben pensato di mettere insieme un quintetto in cui le capacità dei protagonisti si incontrano, in una rassegna che vuole a tutti i costi mostrare delle personalità che combattono contro l´implosione del suono in quanto tale.
Sono improvvisazioni istantanee, schizzi di luce ad abbagliare i contorni, in cui la creatività più che autocelebrarsi vuole riempiere gli spazi concessagli, felice di poterli espandere per delle stanze che sono presenti anche nel booklet con foto suggestive. I cinque intrepidi cercano il contatto stretto, la mischia che invece di essere furibonda si mostra dal suo lato più rispettoso. A tratti emergono le singole voce, il sassofono soprano di Mimmo a fare da punto di riferimento sonoro, lui, così fedele al Maestro e riconoscibile nella sua identità. E poi gli altri: Angelo Contini al trombone, ricco di borbottii, il veterano chitarrista inglese John Russell, Jean Michel Van Schouwburg alla voce e Andrea Serrapiglio al violoncello.
Mentre gli strumenti si nascondono dietro l´eterodossia dei suoni scelti il gruppo prosegue imperterrito a celebrare l´avanguardia, senza remore, convinto degli spazi trovati anche dove fa tanta fatica a farsi ascoltare.
Dietro le cinque stanze del marchio di fabbrica Five Rooms si muovono volti più o meno noti del panorama improvvisativo nazionale e non solo. Innanzi tutto il sopranista Gianni Mimmo, qui spesso recensito per meriti anche produttivi (sua l'etichetta Amirani, che si è fatta notare per la qualità di molti suoi lavori). Accanto a lui alcuni suoi compagni di avventura come il trombonista Angelo Contini e il violoncellista Andrea Serrapiglio. E se poco conosciuto ci risultava il vocalist Jean Michel van Schouwburg (un "mintoniano", in altre parole un cantante che ha in Phil Minton un punto di riferiento espressivo, pur con qualche inevitabile limite), non passa inosservata una partecipazione illustre come quella di John Russell, attuale erede di Derek Bailey alle sei corde semiacustiche.
Impossibile non cogliere nella session un certo imprinting anglosassone, se con questo identifichiamo un procedimento per progressioni su tracce timbriche coerenti, purismo acustico e rari scarti dal tracciato formale all'interno di instant compositions non pianificate. L'intesa dei cinque è ottima, ma non ci si può non soffermare sui brevi episodi solitari di Russell o in duo con il contrabbassista Paolo Falascone, pennellati su corde delicate e sfuggenti.
Improvvisazione scevra di strutture preconcette da parte di una formazione inusuale, con la prestigiosa chitarra di John Russell affiancata dal violoncello di Andrea Serrapiglio, due fiati autentici come il trombone gorgogliante e materico di Angelo Contini ed il soprano apollineo di Gianni Mimmo (non privo di influenze lacyane), il tutto condito dalle intemperanze vocali rumoristiche o finto-operistiche di Jean-Michel Van Schouwburg, ad infondere un po’ di humour al mélange. Musica sparsa e dilatata, senza sostegno ritmico, che fluttua come una corrente di sogni in moderato stato di ebbrezza, dove anche le istanze più concitate vengono espresse senza troppo alzare la voce; qualche volta la luce si spegne, ma se scatta l’ispirazione i risultati sono entusiasmanti.
Un très beau disque d’improvisation libre paru chez l’italienne Amirani. Five Rooms est un quitette formé des Italiens Gianni Mimmo (saxo soprano), Angelo Contini (trombone) et Andrea Serrapiglio (violoncelle), plus le vocaliste belge Jean Michel Van Schouwburg et le guitariste britannique John Russell (ces deux derniers travaillent ensemble depuis quelque temps déjà). Dix-sept courtes improvisations enregistrées en studio en février 2008, solide connivence entre les musiciens, paysages sonores changeants et riches, interactions minutieuses, souvent douces, sans tomber dans le microscopique - de l’excellente improvisation libre à l’européenne. Et Schouwburg est un vocaliste digne d’un peu plus d’attention, dans la veine de Phil Minton et de Joane Hétu.
Ci sono diciassette composizioni istantanee che vanno dai trentotto secondi di "The Door" ai cinque minuti e ventotto della conclusiva "Calls and Rumors," il tutto racchiuso in poco più quarantaquattro minuti. Ci sono cinque stanze con pareti dai colori diversi. All'interno cinque musicisti con i rispettivi strumenti. Le stanze hanno finestre che guardano sul mondo e porte che le mettono in comunicazione tra di loro.
Le porte a volte sono chiuse, a volte lasciano intravedere un piccolo spiraglio, a volte restano completamente aperte e trasformano le cinque stanze in un unico spazio collettivo. I musicisti esplorano la propria stanza, qualche pennellata per aggiustare di colore, per cambiare di geometria, per regolare di prospettiva. Poi quando si accorgono che lo spazio si fa angusto, si impoverisce di risorse incominciano a spostarsi, a cercare altri territori, a favorire sinergie.
Poi ci sono i cinque strumenti, cinque mezzi per comunicare anche l'incomunicabile. Il sax soprano puro, essenziale, metafisico traccia linee di euclidea precisione, scalfisce lo spazio, crea tensione. La chitarra è stridore di metallo, i glissandi imperversano, gli accordi sono un vago riflesso. Il violoncello accenna a qualche cadenza accademica ma soprattutto alimenta inquietudine. Il trombone è lo sberleffo che vira in lucida follia e la voce... si frantuma e rivive in impossibili onomatopee.
In No Room for Doubt la musica è acuminata, impietosa, nuda, priva(ta) di senso narrativo e affabulatorio, tesa a suscitare le domande e a sollevare i dubbi che albergano nelle nostre coscienze. E' una musica che sfida impavida il rischio di autoreferenzialità e di deriva intellettualistica e va dritta per la sua strada con la forza delle idee e la lucida passione dei suoi ambasciatori.
Valutazione: 4 stelle
(...) Ancora migliori i risultati ottenuti con “No Room For Doubt”, l'ultima uscita in ordine di tempo firmata dai Five Rooms, quintetto che vede il chitarrista John Russell assieme al sax di Giammi Mimmo, al trombone di Angelo Contini, al violoncello di Andrea Serrapiglio e alla voce di Jean Michel Van Schouwburg. Alla varietà dello stile si associa la vivacità di realizzazione, senza schemi rigidi ad imbrigliare l'ispirazione, che resta sempre aperta a mille rivoli e, per chi ascolta, ad altrettante interpretazioni.
Credo che 'No Room For Doubt' sia uno dei più bei cd che tu hai prodotto e nel quale hai suonato.
Hai suonato, come sempre, sempre meglio e dichiaratamente definisci tua identità.
Tutti suonano bene , soprattutto ascoltano bene e il rapporto fra di voi e le vostre emozioni è piuttosto raro e di grande partecipazione , condivisione, contributo, equilibrio, poesia.
Una nota di essenziale curiosità e contributo va riconosciuta alla voce, essenziale per il risultato. Complimenti.
Gianni Mimmo _ soprano sax
Angelo Contini _ trombone
John Russell _ guitar
Jean Michel Van Schouwburg _ voice
Andrea Serrapiglio _ cello
plus Paolo Falascone _double bass on *
music _ instant compositions by Five Rooms
recording _ February ’08, Murec studio, Milano, ITALY
sound engineer _ Paolo Falascone
mastering _ Maurizio Giannotti, New mastering studio, Milano, Italy
photos_ Elda Papa
rooms concept_Gianni Mimmo
graphics _Mirko Spino
production _ Gianni Mimmo for Amirani Records with the support of John Rottiers