One Way Ticket

February, 2006
AMRN001
CD Digipack
Price: 
12.50
Gianni Mimmo

One Way Ticket is far from being a collection of tracks, it is a concept of transit, of movement, of the nomadism of thoughts, of the impossibility of settling, and of our belonging to a journey.

The music and words of this work are photograms of different weaves, angles and colours, drawn from a journey taken with a One Way Ticket (direction unknown).

Stylistically it is contemporary, but indirectly it relates to chamber music both in its quotations and in its tonal colour. 
However, acquaintance with certain composers will reveal a love for certain forefathers, whose styles free-wheel through the present work. The coming together of charles mingus with anton webern, and roscoe mitchell with a very young author/composer, federico cumar, make the musical path of this work the occasion for truly stimulating listening.

Two original compositions, taken from the immense “interludes catalogue” by the author, appear, two sound tales, very acid blues. 
The pieces are like places to visit, to recognise and to lose oneself in.

The work opens and closes with two short readings from T.S.Eliot and T. Scialoja.

One way ticket is a compendium of Gianni’s quest on the soprano sax. Besides those already mentioned, there are compositions by MonkS.Lacy, and D.Ellington. A varied and unusual repertory tackled with innovativeness and inventiveness.

The use of extended techniques, the result of intense hard work on the instrument, is never “encyclopaedic”, but a function of an aesthetics that looks carefully at the relationship between monodic sound and silence.

Reviews

Joraku Gianni Gebbia

Bel lavoro molto raffinato, di indubbia influenza lacyana. 
Ottimo il tono del soprano pulito ed espressivo.

Roberto Ottaviano

"ONE WAY TICKET" CHE MI HA LETTERALMENTE RISTORATO DOPO
TANTA CONFUSIONE SONORA IN CUI MI CAPITA DI IMBATTERMI GIORNO DOPO GIORNO.
IDEE LIMPIDE, SUONI COME KOAN E COSTELLAZIONI. 
IL SORRISO SORNIONE DI STEVE CHE TRASPARE IN QUALCHE INCRESPATURA QUI E LA'.
GRAZIE

Gilles Laheurte

Dear Gianni,
Many thanks for the two CDs, which are superb! 
I really enjoyed your playing. 
Very impressive soprano playing. 

Steve is pleased and is smiling at you up there !

Altremusiche
Michele Coralli

Un soprano sassofonista con gusti marcatamente contemporary, in bilico tra classicismo jazz (Monk, Mingus, Mitchell, Ellington, ma anche Lacy) e puntillismo post-dodecafonico (Webern). Gianni Mimmo è un oplita che si muove con armi leggere nel mondo della poesia contemporanea, delle mostre d'arte e del sound treatment. Con One Way Ticket, sua prima opera discografica, mette in campo il copioso e raffinato bagaglio tecnico che sa essere, prima di tutto, un piccolo manifesto atto a svelare un mondo estetico intimo e minuto. Di lui si attende il live concept ispirato alla tragedia del Kursk e realizzato in collaborazione con Angelo Contini, Lorenzo Dal Ri e Xabier Iriondo. Sempre con Contini, trombonista che vanta collaborazioni al fianco di Guido Mazzon, Toni Rusconi e Misha Mengelberg, l'autogestita Amirani Records presenta anche una seconda uscita in un duetto che scolora tra improvvisazione e composizione. Anche in quel caso il nume tutelare rimane il buon vecchio Steve Lacy, di cui vengono proposti due standard, tra cui il recente Naufrage e il vecchio Cramps Feline.

 

Rockerilla
Aldo Chimenti

Esistono dimensioni dove i linguaggi del suono paiono parole dell’anima tramandate dai tempi della vibrazione primordiale. L’arte di Gianni Mimmo, sassofoniste e compositore da oltre 25 anni attivo sul fronte del jazz d’avanguardia, trasuda di tali energie dal profondo del suo lessico musicale. 

Se da un lato eredita gli insegnamenti di Steve Lacy e Roscoe Mitchell, dall’altro fa eco l’anima più squisitamente sperimentale dell’autore. 

Al centro c’è la composizione pura che scolpisce sonorità come scorci di mondi ritrovati nelle pieghe del pensiero, percorsi da fremiti e soliloqui funambolici, da armonie screziate e arie free-form che conducono nell’agone della musica interiore. I 15 racconti sonori di “One way ticket” in realtà sono sinuose danze minimali che vibrano leggere al ritmo dell’universo.

Sands Zine
Andrea Ferraris

Gli aficionados della Wallace e i curiosi che fra di voi negli ultimi mesi avranno navigato fra le pagine dell’etichetta di Mirko Spino, avranno notato che fra i materiali distribuiti dalla label milanese compare una giovanissima indipendente 'più o meno jazz' che risponde al nome di Amirani. La prima uscita della stessa vede coinvolto il 'deus ex machina' medesimo della casa discografica pavese: il sassofonista Gianni Mimmo. Tutto come da copione in fin dei conti, molti dei jazzisti che contano, soprattutto dei jazzisti che contano non per blasone ma per qualità e di quelli più vicino allo spirito del Jazz (piuttosto che ai grandi cachet da festival patrocinato dal Rotare), hanno fondato delle loro etichette, basti pensare a Vandermark, Berne, per non parlare dell’indomito Zorn. Un esordio asciutto, 'acqua e sapone' per solo sax soprano, quest’ultimo a quanto pare è la 'voce' preferita da Mimmo, tutto attaccato all’osso senza troppi orpelli lasciando parlare solo suono e partitura, spesso una sola voce, al più due ma senza cascare nella ridondanza. A quanto pare Steve Lacy è stato determinante nella crescita di Mimmo, eppure tutti questi riferimenti al jazz potrebbero essere in un certo modo fuorvianti soprattutto se finissero per farvi immaginare un disco jazz 'purissimo'. Invece per quanto non ci troviamo di fronte alla devianza e al linguaggio radicale di solisti come Kyle Bruckmann (anche se si tratta di solo Oboe), 'One way ticket' è intriso di musica classica contemporanea e contiene reinterpretazioni di alcuni autori che hanno portato il suono di questa musica afro americana oltre gli stilemi del genere: Monk, Mingus, Mitchell (un trio che per alcuni potrebbe suonare come una sorta di santa trinità dal punto di vista della 'evoluzione della specie'). Quindi si tratta di un ascolto ibrido che spesso coniuga l’intensità di una musica che nasce sì dal blues (The Bath, Unsaid e., Jamaican Farewell), ma che poi finisce per ibridarsi con un 'astrattismo' che sa tanto di fine ‘900 (ad esempio Collateral, i due Interlude e la weberiana Die sonne) e con una matrice di stampo quasi classico (Furniture). Un esordio in punta di piedi che da una parte sembra coniugare una forte efficacia che mira alla comunicazione, dall’altro forse recedere verso un rigore quasi solipsisistico (forse la scelta di webern non è neppure così casuale). Un disco non troppo spigoloso, ma che senza ombra di dubbio richiede un ascolto attento, Mimmo sembra avere una forte predilezione per l’uso dei riverberi medio lunghi in “One Way Ticket”, e se da un lato condiscono leggermente la voce del suo sassofono, dall’altro ambientano in modo molto deciso la musica con la stanza (quindi non prefiguratevi un suono stile ECM vecchio stampo). "One Way Ticket" a tratti mi è sembrato sommesso, virato su tinte che cercano di colorarsi ma che finiscono per rimanete sbiadite come quelle vecchie foto/'storie' di immigrazione che sono state utilizzate per la copertina e che credo ritraggano il padre dello stesso autore a cui questo disco è dedicato.

Citizen Jazz
Helen Conlon

Ce saxophoniste italien nous propose son nouvel opus, One Way Ticket, sur lequel, il joue en solo du sax soprano.

Il interprète aussi bien ses propres compositions - sobres - que celles de Roscoe Mitchell, Monk, Ellington, Lacy et d’autres... De Monk à ses propres morceaux, son style est proche de Steve Lacy, en particulier sur "Ask me now", tout en gardant une patte originale. Celle-ci est frappante sur "Reincarnation Of The Lovebird" de Mingus, où l’on ne reconnait en rien ce dernier tant le Mimmo se l’est approprié.

Cadence
Jim Santella

Mimmo begins with a spoken narrative by T. S. Eliot before launching into a solo performance of known materials and originals.

He closes the program with another spoken word narrative; this time in Italian. Throughout the session, his soprano saxophone climbs and falls with grace, as his salute flows gently and meaningfully. Ay times he adds a second soprano saxophone track, which amplifies his message eloquently. Applying multiphonics in several places, the saxophonist offers a variety of sounds on his solo instrument that reach out and grab the whole spectrum available to him.

For the most part, Mimmo is quite comfortable with each facet of his performance. Composers Monk, Mingus, and Ellington fare as well as Lacy and Mimmo do. Each comes with a special quality that’s both cool and animated. Mimmo’s deep feeling for his project results in an emotional outpouring that’s both genuine and interesting. He proves that one need not drive into weird histrionics in order to make a unique statement. The saxophonist’s forays are well within the realm of Jazz’s mainstream. His creative performance lets him explain what needs saying without overdoing the passion. On Lacy’s “the bath”, Mimmo gives us a folksy performance that emphasizes lyrical beauty. On Roscoe Mitchell’s “Jamaican Farewell”, he takes his saxophone through a personal daydreams that move in expected directions. With “Paris Blues” he swings lightly in honor of the jazz legends who’ve come before.

For “Reicarnation of the Lovebird” he adds a lovely soliloquy that proves his love for authentic beauty in his art. 

Kathodik
Sergio Eletto

La spinta dell’etichetta inizia ad agire, inaugurando il catalogo con un lavoro solista ad oltranza. Gianni Mimmo semina per l’occasione un sentiero metafisico, misterioso, muovendosi come un vero e proprio scultore di nuda materia sonora, che da strati puramente grezzi riesce ad incidere forme eccelse di puro sound (senza mezzi) idilliaco, in equilibrio, tra pacatezza, silenzio e movenze viscerali. Lo scopo è tramandare, attraverso l’intervento sovrano del sax soprano, i riferimenti spirituali, le espressioni tipiche di Mimmo, ottenute sullo strumento (ideale) nello scorrere del tempo.

Tecnica e anima danzano inseparabili nella mente e nell’azione perpetrata di Gianni.

Un viaggio che alle volte potrà favorire scenari notturni, un preludio ‘compatto’ sulle musiche che hanno cooperato a edificare e saldare la linea timbrica, armonica, compositiva del sassofonista di Pavia: ancorata nella sua totalità ad atteggiamenti – autenticamente – contemporanei, ove linee di innovativo pensiero jazz si incrociano e si abbinano a riferimenti (un tantino) più accademici.

Ragion per cui si vedranno sciorinare pensieri congiunti tra il mood da ‘Africa nel sangue’ del Duca – Ellington - e la secca chiarezza dodecafonica di Webern di cui, in Die Sonne op.14, assaggeremo un (ipotetica) vena zen.

Due citazioni letterarie hanno il raffinato compito di aprire e chiudere il sipario a questa narrazione ricca di storia: richiami di ‘parole’ recitate direttamente dalla voce di Mimmo che includono versi di T.S. Eliot e T. Scialoja.

Oltre agli artisti gia accennati, nel cammino di “One Day Ticket”, troveranno asilo firme di gente del calibro di T.Monk, Mingus, Roscoe Mitchell, Steve Lacy; quest’ultimo personaggio, tra i punti di contatto più evidenti con la timbrica affinata e acuta dell’esecutore.

Non appaiono, comunque, solo opere altrui, trovano difatti spazio quattro partiture personali, di cui due risalenti al vasto “Catalogo Interludi”.

Un elemento sul quale è necessario ritornare conduce al felice flirt che intercorre tra il musicista-interprete-creatore e lo spazio risposto al silenzio, come vero e tangibile ambiente-oggetto echeggiante di ‘materia corporea: la conduzione piacevole che si percepisce nell’immergersi (a scatti e in ogni esecuzione) dentro tale fenomeno, mai come adesso, è pregno di comunicazione sonora. 

Movimenti Prog
Donato Zoppo

Primo disco per la Amirani: intrigante ricerca sonora.

Non capita tutti i giorni che un'etichetta indipendente nasca con certi obiettivi: connessioni artistiche tra Italia e estero, supporto a collaborazioni, cura dei progetti e sostegno all'artista, una distribuzione organizzata. E' il caso della giovane Amirani Records, che esordisce con un lavoro-manifesto, questo "One way ticket" del fiatista Gianni Mimmo. Anche dal punto di vista concettuale, questo disco dedicato al transito, al nomadismo, al cammino, esprime la stessa tensione della label, e ancora di più nella proposta, a cavallo tra jazz e musica colta.

Mimmo è un compositore pavese attivo ormai da anni nel campo della sperimentazione e della ricerca: dopo numerose collaborazioni con l'area rock ed elettronica (ad es. Xabier Iriondo), sublima la sua ricerca sul sax soprano in questo album, contenente brani propri ma anche rielaborazioni di Thelonious Monk ("Ask me now"), Duke Ellington (Paris blues"), Charlie Mingus ("Reincarnation of the lovebird"), Roscoe Mitchell dell'AEOC ("Jamaican farewell"), fino ad Anton Webern ("Die Sonne").

Di certo non è un album semplice, strutturato tra recitativi e momenti di creazione e lavoro sul suono del sax, eppure riesce a trasmettere un fascino speciale, soprattutto nei brani di estrazione jazz, che affidati al solo sax non perdono in efficacia e intensità. Tra i numerosi brani compare anche "The bath" di Steve Lacy, senza dubbio uno degli artisti più influenti su Mimmo.

Un naturale e scorrevole fluire tra un pezzo e l'altro rende l'album un flusso sonoro, più che una raccolta di composizioni. 

Un biglietto di sola andata per gli stati superiori del suono.

Rolling Stone
Luca Ottolenghi

Un album dalla copertina bellissima, di una raffinata malinconia (nella hit parade delle copertine più intriganti, la cui vetta rimarrà sempre occupata da The Nightfly di Donal Fagen), che scopriamo ritrarre una foto di suo padre in Australia: doveva allontanarsi due settimane e invece ci rimase tre mesi.

Questo lavoro è un omaggio a due padri, quello di sangue e quello d’arte: 

il secondo era Steve Lacy, scomparso da due anni.

Nonostante i tributi siano diversi( da Monk a Mingus a Ellington) non viene però a mancare, in un repertorio rigorosamente per solo sax, come un ruscello sotterraneo, l’idea musicale di Mimmo, il suo timbro soprano che lo avvicina e lo respinge dalle figure di riferimento, in cui il nitore espositivo e la personale limpidezza si amalgamano con la poesia del suono delle parole di T.S. Eliot e T. Scialoja, che aprono e chiudono il sipario.

Musicboom
Erika Dagnino

One way ticket, è l’album di Gianni Mimmo per sax soprano e speaking (quest’ultimo circoscritto a due episodi). In questo lavoro di ricerca sul sax soprano troviamo, oltre a brani originali (Collateral, Highway Tale, Interlude #24, Interlude #36, Unsaid E.) e su composizioni di A. Webern (Die Sonne) e del giovane F. Cumar (Forniture), l’ incontro di questo musicista, e il risultato sincretico, con musiche di quelli che sono stati i ‘padri’ del suo stesso percorso artistico: T. Monk, C.Mingus, R.Mitchell, D.Ellington. Oltre a questi Steve Lacy, importante e concreta figura di riferimento per Mimmo, che come Lacy è particolarmente attratto dal rapporto e dall’intreccio possibile tra suono / musica / parola. Ed è proprio con la lettura in lingua originale, mantenendo quindi quel ritmo che potremmo definire medianico appartenente alla lingua inglese, della poesia di T.S. Eliot intitolata Marina, che la voce di Mimmo apre l’album. Una poesia che evoca un luogo del ricordo, grigio, nebbioso e malinconico, a metà tra la consolazione e l’illusione sconsolata. Una sorta di spurio luogo di transito, forse il non-ancora, che troverà nei suoni, nei modi e nelle scelte espressive che si susseguono nei brani musicali di tutto il cd, le aderenze così come le distanze a questa sorta di ipotetico o possibile altrove. Ed è ancora l’instancabile ricerca a portare il sax di Mimmo verso un suono teso ma flessibile, ora univoco ora eterogeneo, trasmettendo non poche e intense vibrazioni di ‘doppio suono’, e non solo doppio, consegnando sempre forte attenzione e continua percezione di quel senso di ‘transito’ insito già nel titolo, e mantenendo viva e presente durante l’ascolto, senza pausa, come se lo stesso cerchio dell’opera permettesse e costringesse l’ascoltatore entro le linee del suo spazio, l’immagine di quella contrapposizione alla Vita – essendo irrimediabile, ontologica, ineludibile. E come nella poesia di Eliot, quei portatori di morte che sembravano aver perso solidità, cancellati dalla grazia di un ambiente miracolosamente favorevole, evocazione di sogno più o meno reale, sembrano essersi metamorfosati in solidi segni/suoni del dolore, rappresentato là dalla consistenza inconsistente di un legno invaso dal caldo o dal fradiciume di un autunno incipiente. Anche nel materiale tematico musicale subentra la nostalgia di un trascendimento, di un significato definitivo, prima e dopo ogni verbalità: risveglio di respiro, e di soffio che si fa suono, voce di sax, e consistenza – ancora una volta sonora e intendendo qui anche il puro soffio e i piccoli rumori dei gesti dei palmi e delle dita sulle chiavi e sul corpo dello strumento – per l’assunzione di un vero senso.

Credits: 

soprano sax, speaking _ gianni mimmo
march&july '05 _ murec studio, milano, italy
sound engineer _ paolo falascone
accurate mixing _ lorenzo dal ri & xabier iriondo
production _ amiranirecords
outside photos _ mario longo
inside photos _ elda papa
graphics _ mirko spino

 

one way ticket dedicated to sebastiano mimmo