Il nome di Boris Vian troppo spesso viene dimenticato, ovvero verrebbe, dacché a impedirlo c’è di mezzo quel Le Déserteur che è diventato uno dei più famosi inni antimilitaristi e che sembra essere, visto il momento che stiamo attraversando, più che mai attuale (impossibile contare le versioni che se ne sono state fatte, in Italia tra gli altri l’hanno cantata Luigi Tenco, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Ivano Fossati e Lalli).
Eppure è uno di quei personaggi che se non fossero esistiti andrebbero inventati, come Billie Holiday, Nina Simone, Nico, Captain Beefheart, Robert Wyatt, e pochi altri.
Scrittore, romanziere, poeta, autore di canzoni, trombettista jazz, operatore discografico con la Philips, tanto lucidamente conoscitore dell’industria discografica da sentire la necessità di ipotizzare, in En avant le zizique (Musika & Dollaroni pubblicato da Stampa Alternativa), un futuro in cui i musicisti non dovranno più (as)servirsi di essa per pubblicare la propria musica. Come romanziere scrisse alcuni capisaldi del surrealismo destinati, nonostante il sostegno di importanti personalità dell’ambiente letterario quali Raymond Queneau, a un inesorabile insuccesso.
È proprio da uno dei romanzi, La schiuma dei giorni (L'Écume des Jours) pubblicato da Marcos Y Marcos, che Mariotti ha preso spunto per la stesura del disco (lo scrivo per dovere di cronaca, dal momento che ancora non ho letto il libro nonostante mi sia preso l’impegno di farlo).
Cornetta, sax soprano, sax tenore, clarone, clarinetto, flauto basso, violoncello e piccole percussioni sono gli strumenti utilizzati per tessere la trama di queste due suite (una per lato nell’edizione in vinile).
Spicca la ripresa, in più tempi e in più forme, dell’ellingtoniana Mood Indigo (non so se il brano era insito al romanzo di Vian, ma credo di sì dato che lo è alla sua trasposizione cinematografica “Mood Indigo – La schiuma dei giorni” di Michel Gondry). Nell’insieme capto un’azione di smontaggio e rimontaggio che mi fa pensare all’Art Ensemble Of Chicago pre Don Moye, seppure quella che loro definivano come Great Black Music possa qui essere definita semplicemente come Great Music.
Faccio un paragone che, seppur possa sembrare stupido, mi sembra molto esplicativo. Pensate a uno stagno sulla cui superficie galleggiano muovendosi piccoli oggetti di forma, dimensioni, provenienza, natura e colore diversi. Se concentrate lo sguardo in un punto vedrete questi oggetti passare, abbinarsi e scindersi in continuazione. Percepirete così brandelli di Ellington e Stravinsky, scampoli di Messiaen e Red Allen scorrere accanto ad altri dei quali, pur conoscendoli, avete perso memoria e ad altri che non conoscete affatto, in un carosello di suoni che, al pari delle sirene di Ulisse, offrirà un incantevole e irresistibile richiamo.
Questo disco e questa recensione più che un tributo rappresentano un dovere. Altrettanto dovrebbe essere per voi che leggete.
Blues Pour Boris
Musiche ispirate dal romanzo La Schiuma dei Giorni di Boris Vian
Boris Vian est né au milieu de deux antagonismes : le jazz et le surréalisme. On sait où son cœur le portera. Nanti d’une trompette dès l’âge de quatorze ans, il adhère bientôt au Hot Club de France, et va assister à divers concerts de jazz. Grâce à Duke Ellington qu’il écoute sur scène à dix-neuf ans, il signe sa totale adhésion à cette musique issue de l’esclavage et du racisme envers les Noirs. Génie précoce, qui allie sciences et techniques, écriture de poésies et de fictions, Boris Vian ne lâche pas pour autant sa trompette. Jazzman de niveau très respectable, il passera sa vie adulte à écrire aussi des chroniques de jazz, toutes percutantes d’humour et de vérité.
L’Écume des jours (1946) est la quintessence de tous ses penchants artistiques. Gilbert Pestureau l’avait à juste titre qualifié de « roman ellingtonien ». C’est cette fiction fortement jazzée qui a inspiré la partition composée par le trompettiste Mario Mariotti. Sa musique déconstruite et lyrique à la fois nous plonge avec ravissement dans le tourbillon des sensations et émotions que continue de susciter ce chef-d’œuvre de modernisme et d’inventivité.
Marc Lepprand
Boris Vian nasce al centro fra due antagonismi: il jazz e il surrealismo. Sappiamo dove lo porterà il suo cuore. In possesso di una tromba dall’età di quattordici anni, entra presto a far parte dell'Hot Club de France, e ha occasione di assistere a vari concerti jazz. Grazie a Duke Ellington, che ascoltò dal vivo all'età di diciannove anni, firmò la sua totale adesione a questa musica nata dalla schiavitù e dal razzismo nei confronti dei Neri.
Genio precoce, che combina scienza e tecnologia, poesia e narrativa, Boris Vian non abbandonerà la sua cornetta. Jazzista di livello più che rispettabile, trascorrerà la sua vita adulta scrivendo brillanti cronache jazz, traboccanti di humor e verità.
L’Écume des Jours (1946) è la quintessenza delle sue plurime inclinazioni artistiche. Gilbert Pestureau l'ha giustamente definito un "romanzo ellingtoniano". È questa narrativa fortemente jazzistica che ha ispirato la partitura composta dal trombettista Mario Mariotti. La sua musica, destrutturata e lirica allo stesso tempo, ci immerge piacevolmente nel vortice di sensazioni ed emozioni che questo capolavoro di modernismo e inventiva continua ad evocare.
Marc Lepprand
Questo LP da 180 gr. è un’edizione limitata di CENTO COPIE numerate a mano
Reviews
Mario Mariotti e il suo ensemble di fiati e contrabbasso omaggiano lo scrittore (e trombettista jazz) Boris Vian.Ispirandosi al suo romanzo La schiuma dei giorni, i 12 brani dell’album interpretano, con arrangiamenti via via più astratti, il celeberrimo standard di Ellington Mood Indigo: in questo close reading surrealista-decostruttivo-modernista il brano ellingtoniano viene attraversato, scomposto, fluidificato, al contempo offrendosi come guida programmatica alla lettura del romanzo di Vian. Un’operazione culturale raffinata e intelligente con un esito sonoro pienamente riuscito.
Una più esplicita cantabilità (sempre nel segno di un’estetica di ricerca) è fornita in primis dal soprano di Mimmo, il quale, sempre su Amirani, compare anche in Blues pour Boris (Vian, ovviamente, che nell’immagine di copertina ricorda anche un po’ Baudelaire, ed è tutto grasso che cola) del trombettista Mario Mariotti, album bellissimo in cui il lavoro compositivo (e assemblativo) è palpabilissimo (è all’opera un sestetto con cinque fiati e violoncello), gli equilibri sempre impeccabili, sia fra le varie voci, preziosissime, che fra innovazione e tradizione (ricordiamo che Vian, fra le sue molte pelli, aveva anche quella di trombettista di hot jazz).
Paradoxically Ellington also figures strongly on Blues pour Boris’ dozen selection since at least three tracks are variations on “Mood Indigo”, with influences from the Ducal canon and his band’s soloists affecting the sextet’s interpretations. Beginning with a straight reading of the composition based around Mariotti’s muted cornet and clarinetist Emiliano Turazzi’s mellow glissandi, variations become more fragmented and abstract as the suite proceeds. Wallowing and wiggling, overblowing and irregularly vibrated slurs are added by soprano saxophonist Gianni Mimmo, as Walter Prati’s cello and Laura Faoro’s bass flute supply the bottom tones. Throughout the interpretations vary from moodiness to menace to multiphonics. While attempts are made to reference the novel which includes talking mice, aging years in a week and a bizarre illness only treated by being surrounded by flowers, the lyricism expressed is musical not manifesto oriented.
This occurs most noticeably on “Chloé Si Veste” and the title tune where narrative deconstruction is expressed in pastel colors manifested by traverse peeps, half-valve brass voicing and reed garbling in canon format in the first; and chalumeau register reed expression and a brass obbligato in the second. Despite a whinnying cornet line and crying saxophone slurs the concluding “Canne di Fucile” returns the narrative to horizontal evolution, as several earlier interludes confirmed the group’s tonal modernity. Swelling cello stropping, fluttering reed split tones and expressions of inner brass timbres are most prominent on “I Fratelli Desmaret, Pederasti D'onore” while “Intermezzo II Mood Indigo” is the most abstract version of that reoccurring theme.
Impressive for the individual creativity, Mario Mariotti’s sextet must be commended for celebrating less heralded Jazz avatars.
Sulla Amirani Records del sassofonista soprano Gianni Mimmo appare questa interessante incisione dedicata a Boris Vian, importante ed eclettico personaggio del mondo culturale francese del dopoguerra: scrittore, qui le musiche sono ispirate dal suo capolavoro La schiuma dei giorni, trombettista jazz e dirigente del reparto discografico jazzistico della casa discografica Philips. La musica del sestetto italiano, Mario Mariotti cornetta e percussioni, Gianni Mimmo al sax soprano, Emiliano Turazzi clarinetto e clarinetto basso, Laura Faoro al flauto basso, Luca Segala sax tenore e soprano e Walter Prati violoncello gli rendono un omaggio molto originale, fra camerismo e jazz, fra tradizione ed avanguardia, sfiorando Mood Indigo di Duke Ellington, di cui fu per un periodo il suo contatto in Francia. Ne spunta qualcosa di lirico, di sospeso, che supera le definizioni. Chissà se oggi Vian non avrebbe apprezzato questo genere, da spirito ribelle qual’era, sempre fuori da tutte le convenzioni. Fra collettivi pacati e qualche assolo spiccatamente jazz, si apprezza quella che è una fusione di vari generi, portata avanti con raffinatezza e piacere per il dialogo fra gli strumentisti.
Blues pour Boris, l’ultimo lavoro di Mario Mariotti, è un magnifico “pastiche” concettuale, prima che musicale, e a spiegarcelo è lo stesso Mariotti, nelle note di copertina che accompagnano l’uscita del disco. Dedicato a La schiuma dei giorni, romanzo-choc di Boris Vian, il lavoro musicale trae ispirazione da un fitto intreccio di rimandi: imbattutosi casualmente in un ritaglio di giornale, Mariotti legge che la madre di Boris, Yvonne Vian, grande melomane, decide di chiamare il figlio Boris, avendo ascoltando il Boris Godunov di Modest Mussorsgky. E fino a qui la cosa è abbastanza lineare. Ma Mario Mariotti lascia libera di vagare la sua mente, che decide di prendere spunto per questo lavoro dal sistema compositivo di Olivier Messian e in particolare dal suo metodo detto “modi a trasposizione limitata”. Oltre a questo, vi è nel disco un preciso riferimento alla melodia Mood Indigo di Duke Ellington, molto amato da Vian. Ma non basta perché, oltre al materiale musicale, Mariotti correda il disco con ampie citazioni dal romanzo di Boris Vian. Diciamo che questa è sinteticamente la mappa concettuale del disco e scusate se è poco. Aggiungiamo che il disco è stato pubblicato in occasione del quarantesimo anno di attività della piccola, ma preziosa casa editrice milanese Marcos Y Marcos e ricordato tutto ciò, possiamo passare all’ascolto.
Si apre con la Premessa Mood Indigo, dove il tema ellingtoniamo, da integro, comincia lentamente a sfaldarsi. E l’operazione di “smontamento” è di rara bellezza: mentre il tema ritorna, ad ogni ritorno, qualcosa muta, fino alla sua pressoché totale spoliazione. Il pianocktail, secondo pezzo dell’album, è una bevanda sonora minimalista che sarebbe piaciuta molto a Vian, ironica e apparentemente inconcludente come lui. Il terzo pezzo è una ricetta: sì avete letto bene, infatti si tratta della Ricetta del salame cotto di trippa delle Antille al porto muschiato. Il bello però è saper descrivere una ricetta con una cornetta. Naturalmente, il comun denominatore che lega tutti i brani, ed è il collante dell’intero lavoro, è l’ironia neo-dada di Boris Vian e la capacità straordinaria di Mario Mariotti di farla rivivere, anche attraverso i suoi musicisti: Gianni Mimmo al sax soprano, Emiliano Turazzi ai clarinetti, Laura Faoro al flauto basso, Luca Segala al sax tenore e sax soprano, Walter Prati al violoncello, oltre che Mario Mariotti alla cornetta e alle piccole percussioni.
I brani sono tutti orchestrati intorno ad un minimalismo “decostruttorio”, un far musica “per via di levare”, volendo parafrasare la definizione di scultura michelangiolesca. E a furia di levare, resta l’essenza, il nocciolo della musica di Mariotti, del suo raffinato ensemble ed anche l’essenza della personalità di Boris Vian. Riunire cinque fiati e un violoncello è un’operazione piuttosto ardua e che sarebbe potuta risultare squilibrata, invece il risultato è eccellente.
Il tentativo di Mariotti di mettere insieme la musica della tradizione jazzistica di New Orleans e l’avanguardia cameristica europea sembra riuscito, tenendo conto che di New Orleans, qui resta solo un humus fertile, senza quasi nessun richiamo sonoro tangibile, a parte qualche sordina o qualche gemito di sax, mentre è molto presente l’avanguardia colta. Ma è presente anche un “negrisme” che faceva certamente parte della cultura di Vian e del jazz francese degli anni Cinquanta.
Il disco mantiene una ripartizione modellata su quella dei vecchi LP, con un lato A ed un lato B. In apertura del lato B il magnifico Blues pour Boris, che ben rappresenta l’intero lavoro: un equilibrio sofisticatissimo tra la cornetta di Mario Mariotti (il jazz) e il violoncello di Walter Prati (la musica colta), con una pressoché perfetta armonizzazione con gli altri fiati. Del lato B, mi piace ricordare anche Intermezzo II Mood Indigo, dove, come nel lato A con Intermezzo I, il tema di Ellington ritorna, fantasmatico e irriconoscibile, come citazione e pietra miliare di un percorso verso l’astrazione o, forse sarebbe meglio dire, verso la consunzione della materia musicale.
Gustosissimo ascoltare il disco leggendo le note tratte dal romanzo di Boris Vian, proposte da Mariotti a commento di ogni pezzo. Parole che sembrano commentare la musica e musica che sembra l’ideale colonna sonora del testo, impossibile disgiungerle. Del resto il romanziere e poeta Boris Vian fu anche definito da Simone de Beauvoir “Il ragazzo con la cornetta” e sicuramente Mario Mariotti lo fa rivivere in maniera straordinaria.
Για τις σχέσεις του μεγάλου γάλλου συγγραφέα και άλλα πολλά Boris Vian (1920-1959) με την jazz θυμάμαι να γράφει από πολύ παλιά στο περιοδικό Jazz & Τζαζ ο Σάκης Παπαδημητρίου (τουλάχιστον σε τρία διαφορετικά τεύχη). Περίπου τότε, λίγο μετά τα μέσα του ’90 εννοώ, είχα αγοράσει για πρώτη φορά και δίσκο του Boris Vian, ένα γαλλικό LP, με τίτλο το όνομά του, σε πράσινη Philips (από το 1963, εξ όσων μόλις επιβεβαίωσα), με διάφορες ηχογραφήσεις (ανάμεσα και το περίφημο αντιπολεμικό “Le déserteur”) και συνεργασίες του, με τις ορχήστρες του JimmyWalter, των Magali Noël & Alain Goraguer, του André Popp κ.ά.
Εν ολίγοις, ο Boris Vian ζούσε για την jazz (και όχι μόνο γι’ αυτήν φυσικά), ενώ είναι άπειρες οι σχετικές μαρτυρίες και τα ντοκουμέντα, που το επιβεβαιώνουν. Ένα τέτοιο (ντοκουμέντο) αποτελεί και το μυθιστόρημά του “L'Écume des Jours” (1946-47), που κυκλοφόρησε για πρώτη φορά στα ελληνικά, ως «Ο Αφρός των Ημερών», από τις εκδόσεις Γράμματα το 1979. Στο οπισθόφυλλο της εν λόγω έκδοσης διαβάζουμε:
«Εκείνο που έχει σημασία στη ζωή είναι να κρίνει κανείς τα πάντα a priori. Φαίνεται, πραγματικά, ότι οι μάζες έχουν άδικο και τα άτομα έχουν πάντα δίκιο. Ας μη βιαστούμε ωστόσο να εξάγουμε κανόνες συμπεριφοράς απ’ αυτό το αξίωμα: δεν είναι ανάγκη να διατυπώνουμε τους κανόνες για να τους ακολουθούμε. Δυο πράγματα υπάρχουν μόνο: ο έρωτας κάθε λογής, με όμορφες κοπέλες κι η μουσική της Νέας Ορλεάνης ή του Ντιούκ Έλινγκτον. Τα υπόλοιπα θα ’πρεπε να πάψουν να υπάρχουν, γιατί τα υπόλοιπα είναι αντιαισθητικά και οι λίγες σελίδες που ακολουθούν, σαν απόδειξη, στηρίζονται στο γεγονός ότι ολόκληρη η ιστορία είναι αληθινή, αφού την έπλασα εγώ με την φαντασία μου από την πρώτη μέχρι και την τελευταία λέξη. Η υλική της πραγματοποίηση αποτελείται ουσιαστικά από μια πλάγια προβολή της πραγματικότητας πάνω σ’ ένα παραμορφωμένο επίπεδο αναφοράς με ακανόνιστους κυματισμούς. Όπως βλέπετε πρόκειται για βολικό σύστημα, και το συνιστώ ανεπιφύλαχτα...».
Το συγκεκριμένο βιβλίο, «Ο Αφρός των Ημερών», κυκλοφορεί και τώρα σε εκδόσεις Νεφέλη (2013), περαιτέρω έχει διασκευαστεί και μετατραπεί σε κόμικ από τους Jean David Morvan και MarionMousse (στα ελληνικά από τις εκδόσεις Γνώση, το 2012), ενώ υπάρχει και η σχετική γαλλική ταινία, σε σκηνοθεσία MichelGondry, από το 2013, η οποία είχε προβληθεί εκείνη την εποχή και στην Ελλάδα.
Τέλος πάντων, είναι μεγάλη η ιστορία του Boris Vian (μόνο για την σχέση του με την jazz να ασχοληθεί κανείς... αρκεί), όπως και του εν λόγω μυθιστορήματός του ειδικότερα, και εδώ, τώρα, στο άλμπουμ “L'Écume des Jours / Blues pour Boris” (2021), έχουμε μία επέκταση αυτής της ιστορίας, καθώς ο ιταλός συνθέτης, κορνετίστας (και περκασιονίστας) Mario Mariotti, επηρεασμένος από το βιβλίο, μάς παρουσιάζει στην γνωστή μας Amirani Recordsαυτή την αξιοπρόσεκτη δουλειά, συνεργαζόμενος με τους GianniMimmo σοπράνο σαξόφωνο, Emiliano Turazzi κλαρινέτο & μπάσο κλαρινέτο, Laura Faoro μπάσο φλάουτο, Luca Segala τενόρο & σοπράνο σαξόφωνα και Walter Prati βιολοντσέλο. Καλοί και γνωστοί μουσικοί, εν ολίγοις, με πολλές επιμέρους συνεργασίες, που επιχειρούν να ανασυνθέσουν, ας το πούμε κι έτσι, κάτι από την ατμόσφαιρα του βιβλίου του Boris Vian, ανακατεύοντας στοιχεία της jazz της εποχής του («ελινγκτονικά» και όχι μόνο), μαζί με πιο «ελεύθερες» προσεγγίσεις, στη βάση των λογοτεχνικών αναζητήσεων του συγγραφέα, που μπορεί να εκκινούσαν από τον François Rabelais και τον Lewis Carroll, φθάνοντας μέχρι την Παταφυσική του Alfred Jarry και τον σουρεαλισμό.
Μουσική εμπνευσμένη από το μυθιστόρημα λοιπόν, που ξεκινά απλά και «ελινγκτονικά», με την διασκευή του “Mood indigo” (και που επαναλαμβάνεται σαν διάλειμμα ακόμη δύο φορές), με τα υπόλοιπα εννέα tracks να αποτελούν πρωτότυπες συνθέσεις, δημιουργώντας γενικώς μία παράξενη ατμόσφαιρα – με μουσικά στοιχεία ποικίλα, από «δωματίου» μέχρι improv και από bluesμέχρι «ελαφρά», τα οποία, έτσι όπως διαδέχεται το ένα track το άλλο, δημιουργούν ένα τζαζ παλίμψηστο, λυρικό και αποδομημένο συγχρόνως, που προσιδιάζει στον ευφυή χαρακτήρα του αναγνώσματος.
Ένα ξεχωριστό τζαζ άλμπουμ λοιπόν, με ιδιότυπη αφετηρία, φτιαγμένο από ένα συγκρότημα κορυφαίων μουσικών, με καταγραμμένη ιστορία.
Although very different in sound and inspiration, these two new releases from the Amirani label have something in common: both are homages to creative figures.
Mario Mariotti’s Blues for Boris was inspired by Boris Vian, a writer associated with the Sartre circle in postwar Paris. Vian also was a trumpet player who was active in Paris’ hot jazz scene. Mariotti combines both sides of Vian’s creative life by basing the album’s music on oblique, often deliberately indecipherable reworkings of the melody to Mood Indigo as well as on pages of Vian’s 1946 novel L’Écume des jours (translated into English as Froth on the Daydream)–one of whose characters is a certain Jean-Sol Partre. Although Mariotti takes Duke Ellington as his starting point, he pushes the music beyond its roots in swing and into the territory of contemporary composition, playing techniques and orchestration, giving the sound a unique mix of melody and abstraction, of monophony and polyphony, of freedom and constraint. Also unique is the configuration of the ensemble put together for the recording which includes, besides Mariotti’s cornet, soprano saxophone, clarinet/bass clarinet, bass flute, tenor saxophone, and cello.
Mario Mariotti _ cornetta & piccole percussioni
Gianni Mimmo _ sax soprano
Emiliano Turazzi _ clarinetto basso & clarinetto
Laura Fraoro _ flauto basso
Luca Segala _ sax tenore & sax soprano
Walter Prati _ violoncello
Musica di Mario Mariotti
*Mood Indigo di Ellington, Mills, Bigard (rielaborato da Mario Mariotti)
Registrati il 20 Dicembre 2020 e il 16 Gennaio 2021 presso Fonologie Monzesi, Monza, Italia
Tecnico del suono, mixing, mastering _ Massimo “Maks” Faggioni
Graphic design _ Alessandro Marchesi
Note di copertina _ Prof. Marc Lepprand, University of Victoria, Canada
Inserto _ Le citazioni testuali riportate all’interno sono tratte da La schiuma dei giorni di
Boris Vian nella traduzione di Gianni Turchetta (@ Marcos y Marcos 1992, 2010, 2018)
Fotografia _ Sánta István Csaba
Produzione _ Mario Mariotti e Gianni Mimmo per Amirani Records
Un ringraziamento particolare ai musicisti che hanno reso possibile questo progetto
Ringraziamenti speciali a Marcos y Marcos e Gianni Turchetta
Un autre merci spécial à Boris Vian sans les paroles duquel cette musique n’existerait pas