Nyx

February, 2012
AMRN030
CD Digipack
Price: 
14.50
Dissói Lógoi

The polyedric declinations of ancient Greek goddess Nyx inspired this compelling work of Dissòi Lògoi here delivering a multi influenced music that freely crosses styles boundaries. 

Driven by the original founding nucleus (Alberto Morelli and Franco Parravicini), excellent musicians asFederico Sanesi, Mario Arcari, Maurizio Dehò. Patrick Fassiotti, Daniele Sala, Francesco Manzoni among others, coming from different areas as folk, jazz, prog etc., take part to cook a perfect mix in this greatly conceived record.

Reviews

Free Fall Jazz
Paul76

Bellissimo lavoro dei Dissoi Logoi, formazione ormai storica dell’avanguardia musicale italiana che fa della commistione di linguaggi la propria cifra stilistica. Il titolo ‘Nyx’ significa “notte” in greco antico (Nύξ), inteso come divinità primordiale, madre degli Oneroi (Sogni), ma anche di Thanatos (Morte). Ed è proprio in un viaggio notturno, senza dimensione, che questi 12 brani ci accompagnano esplorando, narrando, improvvisando e mescolando, con sapienza e gusto, timbri, ritmi, citazioni, armonie e melodie. All’ascolto emergono alcune caratteristiche ricorrenti che connotano l’opera: una tendenza onirica, la capacità di tessere trame melodiche ben disegnate, giocando con contrappunti, imitazioni, improvvisazione, ostinati, un’ottima miscela di strumentazioni acustiche e elettroniche che propone ambientazioni sonore ben delineate, grazie anche a  un intelligente modo di usare il live electronics e infine ritmo e metro, protagonisti di ogni traccia. E in compagnia di Notte, possiamo ammirare il cielo stellato illuminato dalla Luna o viverla in ogni suo momento. Il viaggio inizia con ‘La Montagna dell’Anima’, omaggio al Nobel Gao XingJian, brano che esprime, attraverso un’apparente staticità, una continua tensione.

La tromba, lirica, si “appoggia” su un tappeto sonoro che ricorda gli arrangiamenti del grande Gil Evans. Intimità, poesia e lirismo si rivelano anche in ‘La Ricamatrice’, che ci fa fluttuare nello spazio, nel cielo notturno stellato e da lassù guardiamo la terra avvolta dal buio e illuminata dalle stelle, nel ‘Lamento di Arianna’, dalla seconda opera di Monteverdi, prezioso riarrangiamento dal sapore  Ayleriano che mantiene, attraverso atteggiamenti freejazz, profondità ed eleganza originali, in ‘Non una Parola che dicesse Qualcosa’, quasi un canto religioso, un’antifona medievale, in ‘La Montagna dell’Anima (exitus)’, struggente dialogo tra tromba e percussioni e, infine, in ‘Odisseo’, intenso dipinto dell’alba, un’alba su una spiaggia di Itaca, la Notte finisce..chiarissimi i riferimenti a Ligeti e a Nono. Ma la Notte respira, si muove, suda e danza e infatti ‘Grottesco tutto il Baraccone’ si contrappone all’intro con la sua vivacità. Suoni che richiamano le Big Band degli anni 70, metri e ritmi irregolari che dettano armonie, imitazioni e improvvisazioni vicini al jazz rock sperimentale e al prog rock italiano.

Le stesse peculiarità le troviamo anche ne ‘L’Approdo’, brano folk in cui sperimentazione vocale (chiaro omaggio a Demetrio Stratos) contrappunta trascinanti ritmi di danza. E l’influenza di gruppi come gli Area irrompe in ‘E’ una Sorpresa Continuare a Respirare’, dove ritornano ancora sonorità vicine a Gil Evans. Danzando nella Notte, grazie a ‘L’ultima migrazione delle Falene’ ci perdiamo in un sogno, in un rito sciamanico, dove il jazz newyorkese, alla Redman, incontra la jazz fusion, la jungle ellingtoniana e dolci melodie vocali e strumentali ci cullano.

Completano il CD lo shorteriano ‘Madre Notte’, una sintesi tra jazz modale e musica classica indiana, la quale caratterizza anche lo splendido ‘Il settimo angelo’, ipnotico, trascinante, profondo, con continui intrecci di voci e suoni elettronici, evocativi e talmente intensi da ricordare il magico Davis di Kind of Blue. Un’opera di altissimo livello, per intenditori. I Dissoi Logoi alimentano il respiro dell’avanguardia jazzistica e musicale italiana, sempre più nascosta, ma estremamente viva.

Jazz Convention
Nicola Barin

Dissoi Logoi è un'espressione greca che significa "discorsi contrastanti", sta ad indicare un'opera anonima riconducibile alla sofistica, corrente filosofica risalente al quinto secolo avanti Cristo. 

Il sofista era un sapiente, un esperto pronto a formare il ceto dirigente ma per denaro, ciò lo ha fatto bersaglio di una critica aspra, sopratutto da parte di Socrate/Platone. Il termine in seguito perdette il significato originario per assumere quello di imitatore di incantatore che riesce, con il suo ragionamento, a far prevalere come vero sia un discorso che il suo esatto contrario. 

Da qui nasce il progetto fondato da Alberto Morelli e Franco Parravicini, autori di tutti i brani, che si caratterizza per la presenza di diversi stili ed influenze musicali. Si tratta di una formazione multietnica, anche nella strumentazione, che si nutre del jazz, del rock progressive, della musica contemporanea, dell'elettronica e delle musiche tradizionali provenienti da tutto il mondo. 

In poco meno di vent'anni giungiamo al quarto album. Il trio di base - Franco Parravicini, Alberto Morelli e Federico Sanesi - si espande allargando la formazione ad un vero e proprio ensemble in cui la personalità dei singoli si declina per fare emergere la voce dell'insieme. 

Nyx, ultima fatica, nella mitologia greca sta a simboleggiare la notte, madre di figure positive, come Hypnos (il sonno) gli Oneiroi (i sogni), ma anche di personaggi inquietanti: Thànatos (la morte) o Moros (la rovina). 

Si parte con Grottesco tutto il baraccone, splendida traccia che introduce la voglia di sperimentare con suoni lisergici. L'uso dell'organo elettrico ci riporta immediatamente al sound delle formazioni rock progressive inglesi. 

C'è un originalità di fondo nel costruire questi "discorsi contrastanti" fondata sul relativismo musicale e la piena compartecipazione tra i generi. 

La ricamatrice si fonda su una reiterazione del tema creando un senso di sospensione. Il suono limpido della chitarra di Parravicini, ed un uso sapiente dell'elettronica, sono fondamentali. Apprezzabili gli interventi precisi di Simone Mauri al clarinetto basso. 

L'approdo è un omaggio chiaro ed evidente alla musica degli Area, in cui la matrice jazz-rock si manifesta in maniera evidente e la voce di Patrick Fassiotti produce suoni gutturali che ci ricordano il grande Demetrio Stratos. 

Non una parola che dicesse qualcosa è un breve componimento che guarda alla musica contemporanea con l'oboe di Roberto Mazza che dialoga in soliloquio. 

Da segnalare, oltre all'apporto essenziale di Morelli al piano ed alle tastiere, Francesco Manzoni alla tromba, utile nel creare tensioni irrisolte (La montagna dell'anima e Madre Notte). 

Volentieri ci lasciamo incantare dall'arte di questi "sofisti" che, con un lavoro coeso e concreto, riescono a fare da trait d'union tra generi e forme apparentemente lontane, senza cercare a tutti i costi facili sincretismi ed evitando di smussare le differenze.

Folk Bullettin
Dario Levanti

Con Nyx non siamo nel mondo della musica di tradizione e neanche del cosiddetto “folk progressivo”, un’etichetta di genere che generalmente serve egregiamente a descrivere cioè che dal folk parte per arrivare altrove. Il progetto che mi accingo a presentare se non parte dalla musica di tradizione, ha tuttavia elementi che possono interessare il mondo folk. Innanzitutto un’attenzione forte alle sonorità acustiche di strumenti di tradizioni varie: dal piffero appenninico, al marranzano siculo, da strumenti di origine africana ad un numero indefinito di percussioni “etniche” (darabuka, bendir, tabla, gamelan, cimbali tibetani, …). Attenzione che qualche distratto recensore potrebbe far ricadere nel magma diffuso e confuso della World Music.

Un altro elemento è la capacità evocativa e “narrativa” dei brani, la capacità di raccontare in musica, di ricreare e rimandare a ambienti musicali altri, come nel caso dell’arrangiamento al Lamento d’Arianna di Claudio Monteverdi.

Tuttavia l’elemento che giustifica questa mia recensione è un altro ancora: la qualità della scrittura musicale, una scrittura in grado di “citare” reinventandosi continuamente. Di guardarsi indietro per andare avanti.

Qualche informazione sul progetto.

I Dissòi Lògoi è un gruppo fondato da Alberto Morelli e Franco Parravicini, ma a formazione aperta, che già con il nome (Dissòi Lògoi in greco antico significa “discorsi contrastanti”) vuole significare una decisa apertura verso le diverse e possibili influenze stilistiche. Il risultato – come raccontato nella presentazione del progetto – è “una musica assolutamente vietata per le orecchie sedentarie e per chi detesta i meticciati”.

Non è poi difficile spiegare il significato del titolo dell’album, Nyx.

Nyx non è solo l’appellativo dato a uno dei progetti/formazioni dei Dissòi Lògoi, ma anche e specialmente il nome che i greci davano alla notte, intesa sia come momento della giornata che come divinità femminile. E Nyx aveva diversi figli: Hypnos (il Sonno), Oneiroi (i Sogni), Esperidi (ninfe associate al tramonto, alla danza e al canto), Thànatos (la Morte), Moros (la rovina), Moire (le tre tessitrici del destino, conosciute a Roma come le Parche), … Una molteplicità di intenzioni, emozioni, forze diverse e apparentemente opposte che ben descrive un progetto che si muove in una “trasversalità di linguaggi, sensazioni ed emozioni spesso contraddittorie ed ambivalenti”. I “discorsi contrastanti” che segnano il percorso musicale dei Dissòi Lògoi e che intessono anche il nostro contesto sociale e politico attuale.

Il progetto Nyx prevede una formazione base a trio: Franco Parravicini (chitarra elettrica, basso elettrico, …), Alberto Morelli (pianoforte, piffero, sanza, salterio, conchiglie, …) e Federico Sanesi (batteria, tabla, percussioni etniche, …). Una formazione che nel disco si apre ad uno stuolo di collaboratori: Francesco Manzoni, Daniele Sala, Mario Arcari, Marco Bonetti, Alessandro Castelli, Simone Mauri, Patrick Fasiotti, Maurizio Dehò, Dario Carotenuto, Tommaso Bradascio, Roberto Mazza, ….

Il cd – dedicato al compianto Piero Milesi – presenta brani “apparentemente distanti fra loro ma tutti con una matrice umbratile, quasi notturna”, un lavoro che si ascolta con il piacere dell’intelligenza, in relazione al lavoro di arrangiamento, e l’intensità creativa delle sue composizioni. E questo connubio tra testa e cuore è ben rappresentato anche dal riferimento di molti titoli a frasi estrapolate da libri (ad esempio con Grottesco tutto il baraccone) o a titoli di romanzi (La Montagna dell’anima, Madre Notte, L’Approdo, Odissea).

Lo, so, lo so – ripeto – questo disco non è folk, è assolutamente altro. Ma la buona musica non ha etichetta o, meglio, ha tutte le etichette, perché da tutti i generi sa prendere il meglio…

Alias Il Manifesto
Guido Festinese

Era da diversi anni che il gruppo dei "discorsi dissonanti" mancava dagli scaffali: ora ritornano, con il loro prezioso bagaglio di intelligenza musicale tra avant jazz, art rock e richiami "etnici" al di là di ogni genere confinato nelle etichette. Che ci sia una dedica a Piero Milesi aggiunge valora la tutto: come lo aggiunge la partecipazione di musicisti eccelsi (e pionieri, come Milesi) quali Federico Sanesi a percussioni e batteria, e Mario Arcari, oboe e clarinetto. un disco che non si lascia riassumere a parole: tanto meglio, bisogna metteri all'ascolto.