Bellissimo lavoro dei Dissoi Logoi, formazione ormai storica dell’avanguardia musicale italiana che fa della commistione di linguaggi la propria cifra stilistica. Il titolo ‘Nyx’ significa “notte” in greco antico (Nύξ), inteso come divinità primordiale, madre degli Oneroi (Sogni), ma anche di Thanatos (Morte). Ed è proprio in un viaggio notturno, senza dimensione, che questi 12 brani ci accompagnano esplorando, narrando, improvvisando e mescolando, con sapienza e gusto, timbri, ritmi, citazioni, armonie e melodie. All’ascolto emergono alcune caratteristiche ricorrenti che connotano l’opera: una tendenza onirica, la capacità di tessere trame melodiche ben disegnate, giocando con contrappunti, imitazioni, improvvisazione, ostinati, un’ottima miscela di strumentazioni acustiche e elettroniche che propone ambientazioni sonore ben delineate, grazie anche a un intelligente modo di usare il live electronics e infine ritmo e metro, protagonisti di ogni traccia. E in compagnia di Notte, possiamo ammirare il cielo stellato illuminato dalla Luna o viverla in ogni suo momento. Il viaggio inizia con ‘La Montagna dell’Anima’, omaggio al Nobel Gao XingJian, brano che esprime, attraverso un’apparente staticità, una continua tensione.
La tromba, lirica, si “appoggia” su un tappeto sonoro che ricorda gli arrangiamenti del grande Gil Evans. Intimità, poesia e lirismo si rivelano anche in ‘La Ricamatrice’, che ci fa fluttuare nello spazio, nel cielo notturno stellato e da lassù guardiamo la terra avvolta dal buio e illuminata dalle stelle, nel ‘Lamento di Arianna’, dalla seconda opera di Monteverdi, prezioso riarrangiamento dal sapore Ayleriano che mantiene, attraverso atteggiamenti freejazz, profondità ed eleganza originali, in ‘Non una Parola che dicesse Qualcosa’, quasi un canto religioso, un’antifona medievale, in ‘La Montagna dell’Anima (exitus)’, struggente dialogo tra tromba e percussioni e, infine, in ‘Odisseo’, intenso dipinto dell’alba, un’alba su una spiaggia di Itaca, la Notte finisce..chiarissimi i riferimenti a Ligeti e a Nono. Ma la Notte respira, si muove, suda e danza e infatti ‘Grottesco tutto il Baraccone’ si contrappone all’intro con la sua vivacità. Suoni che richiamano le Big Band degli anni 70, metri e ritmi irregolari che dettano armonie, imitazioni e improvvisazioni vicini al jazz rock sperimentale e al prog rock italiano.
Le stesse peculiarità le troviamo anche ne ‘L’Approdo’, brano folk in cui sperimentazione vocale (chiaro omaggio a Demetrio Stratos) contrappunta trascinanti ritmi di danza. E l’influenza di gruppi come gli Area irrompe in ‘E’ una Sorpresa Continuare a Respirare’, dove ritornano ancora sonorità vicine a Gil Evans. Danzando nella Notte, grazie a ‘L’ultima migrazione delle Falene’ ci perdiamo in un sogno, in un rito sciamanico, dove il jazz newyorkese, alla Redman, incontra la jazz fusion, la jungle ellingtoniana e dolci melodie vocali e strumentali ci cullano.
Completano il CD lo shorteriano ‘Madre Notte’, una sintesi tra jazz modale e musica classica indiana, la quale caratterizza anche lo splendido ‘Il settimo angelo’, ipnotico, trascinante, profondo, con continui intrecci di voci e suoni elettronici, evocativi e talmente intensi da ricordare il magico Davis di Kind of Blue. Un’opera di altissimo livello, per intenditori. I Dissoi Logoi alimentano il respiro dell’avanguardia jazzistica e musicale italiana, sempre più nascosta, ma estremamente viva.